Egregio direttor Noris,
Sono un medico luganese e per caso mi è capitato in mano il numero 5, ottobre-dicembre 2005 con il suo intervento nell'editoriale.
Sono rimasto a dir poco scioccato dal suo articolo che ritengo a dir poco vergognoso e offensivo per tutta la cittadinanza ticinese. Mi chiedo, come faccia, Lei, a capo di un opera sociale, oppure mi sbaglio? a contestare o ad avere qualche dubbio di sorta su una possibile utilità di una banca alimentare, oppure di un intervento di un soccorso operaio, o d'inverno, ecc...
Qui non si tratta di tatuare le persone ma di dar loro una mano in modo efficace e immediato, senza tanti giri di parole o con inutili articoli che di sicuro il pane al bisognoso la sera non lo portano sulla tavola!
Non credo sia nei mercati dell'usato dove la merce viene VENDUTA ai poveri e non, che si trovi una risposta alla precarietà o tanto meno nei vostri programmi d'occupazione a spese della collettività che il disoccupato trovi lavoro o stimolo, soprattutto sapendo che quanto percepisce a titolo economico è frutto del suo lavoro passato o dello stato e non del servizio che vi presta. Quindi posso immaginare l'amarezza di quel poverino che non verrà mai ricompensato per quello che fa e il sospetto che nascerà in lui, sul fine morale del vostro agire..... Senza parlare dell'esempio... .
Penso che prima di fare certe considerazioni sulla povertà in Ticino, che dignitosamente viene spesso celata, ma dilagante....... e sulle attività promosse da altri, fastidiose perchè in qualche modo "concorrenti", e basate sui fatti e non sulle parole, debba soprattutto LEI, signor Roby Noris, riflettere!
A. Bernasconi