Caritas Insieme n.3 2008

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roby noris
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Caritas Insieme n.3 2008

Messaggioda roby noris » gio ott 30, 2008 6:11 pm

È uscito il n.3 della rivista Caritas Insieme 2008 ed è online
http://www.caritas-ticino.ch/riviste/el ... online.htm

Immagine

Così lo presenta il GdP a pag 5 il 30 ottobre 2008

CARITAS TICINO Per cercare di reinserire 5 mila senza lavoro
Vent’anni di impegno contro la disoccupazione

«Vent’anni di programmi occupa­zionali per cercare di reinserire 5.000 disoccupati che con noi hanno prova­to a risalire la china, significa aver in­contrato delle persone precise con una dignità per nulla definita da una man­canza di lavoro perché il valore di una persona non è mai calcolabile parten­do da una deficit ma da un valore ag­giunto, da un “di più”, da quello che ha da mettere sul piatto, e tutti hanno sempre una puntata da fare anche quando sembra che abbiano già per­so tutto». Il direttore Roby Noris ricor­da così i due decenni di lotta contro la disoccupazione condotta da Caritas Ticino attraverso i suoi programmi oc­cupazionali. Lo fa sulla rivista “Caritas Insieme” che dedica diverse pagine a questa “avventura” mettendone in ri­lievo l’alto spessore umano, prima an­cora che sociale ed economico: dall’e­ditoriale di Roby Noris agli interventi di due responsabili d’area, quotidiana­mente immersi nel settore: Dani No­ris e Stefano Frisoli. La copertina stes­sa, attraverso un collage di fotografie, ricorda l’impegno ventennale di Cari­tas Ticino nella lotta contro la disoc­cupazione, con i Programmi occupa­zionali a favore di persone alla ricer­ca di un posto di lavoro, nati nel 1988 a Lugano, oggi presenti anche a Giu­biasco e Pollegio. L’ultimo numero del­la rivista, distribuito in questi giorni, è già disponibile online (www.caritas- ch/riviste) e sarà “sfogliato” a “Caritas Insieme TV” su TeleTicino sa­bato 1. novembre alle 17.55 e alle 1.35, domenica 2 alle 12.55, 17.30 e 0.20.
In questo stesso numero della rivista Dante Balbo (che cura pure il dossier “Cattolici e politica”) presenta l’ultima lettera pastorale del Vescovo Grampa. Mentre la nostra collega Cristina Von­zun propone la sua scelta di consa­crarsi come laica nell’Ordo Virginum. Le votazioni del 30 novembre fanno ri­badire a Caritas Ticino quanto diceva già 10 anni fa; l’indicazione data attra­verso un articolo di Marco Fantoni è quella di respingere entrambi gli arti­coli in materia di droga. Roby Noris propone una riflessione sulla povertà dal titolo “Povertà di pensiero” dove in­siste sul fatto di uscire dalla logica del­la mancanza e della penuria, per im­postare tutto partendo invece dalle ri­sorse esistenti e dalla presa di coscien­za e di responsabilità relative alle proprie potenzialità, in un contesto di accoglienza e sostegno. Dani Noris e Dante Balbo parlano invece del Servi­zio sociale di Caritas Ticino rispetto al­la piaga del gioco d'azzardo

frisoli
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articolo Don Bentivoglio

Messaggioda frisoli » mar nov 04, 2008 4:31 pm

Qualche considerazione circa l’articolo di Don Bentivoglio.

Cito: “ Se una persona ignora la verità di sé e della propria vita, resta interiormente debole e i valori, anche nel caso fossero cordialmente accolti, non lo rendono intrinsecamente più forte, ma lo ingabbiano in comportamenti senza dubbio validi, ma non sufficientemente fondati, con la conseguenza che la persona agisce seguendo uno schema e non un’intima convinzione”.

E ancora: “Ogni uomo ha bisogno di conoscere la verità di sé e delle cose tutte. Ed è la scoperta di questa verità ed è l’affezione ad essa che gli permettono di avere una identità, di cogliere la dignità di chiunque e di percepire la positività dell’esistenza”.

Don Bentivoglio continua analizzando che oggi questa manca o è debole. La causa di questa mancanza o debolezza si determina “un’esistenza svalutata dove emerge un vuoto morale, conseguenza di un vuoto culturale nel quale ogni verità è stata bandita e il suo posto è stato occupato dall’istintività e dalla reattività”.

L’analisi continua osservando che tale svuotamento culturale e smarrimento valoriale è dato dal relativismo, con i suoi aggregati (edonismo e consumismo).

Quindi oggi sarebbe così.

Sono d’accordo e sottoscrivo l’incipit ma non concordo sull’analisi dei motivi.
Questo tipo di analisi, a mio giudizio, struttura un errato presupposto storico implicito.

C’è una sorta di “primismo” (è un mio termine che utilizzo per spiegare come: “prima era meglio”) che aleggia nell’articolo.
Ma perché prima era meglio?. Provo ad interpretare.

Il relativismo è figlio di quel soggettivismo che da Cartesio in poi ha caratterizzato il pensiero moderno, contemporaneo e post- contemporaneo.

Così come trovo errata quella visione illuminista che vede l’epoca ultima come il vertice di un processo di crescita e quindi sostanzialmente decretando che il progresso e la scienza segnino in modo incontrovertibile la possibilità di lettura dei meccanismi della vita e quindi della vita stessa;
così trovo non corretto il procedimento opposto ossia di pensare che un graduale avvizzimento della possibilità di discernimento, sia determinato soprattutto dal degrado complessivo delle condizioni culturali. Sono due facce della medesima medaglia.

Entrambe hanno un rimando “classista” dove la libertà e la responsabilità dell’individuo vengono subordinate al contesto di riferimento, manca quindi l’essenziale prospettiva della relazione:
Uomo-uomo che attraversa in modo trasversale tutta la storia dell’umanità. Perché la storia di ogni uomo si compie nel qui ed ora, pur essendo segno dell’escaton.

Francesco: chi sei Tu e chi sono io?

Se è vero che la modernità di fatto sovrappone in modo superficiale la coscienza al libero arbitrio, (quando si parla per esempio di libertà di coscienza) senza considerare che questo poggia, in una interpretazione tomista, sulla sinderesi o anamnesi come criterio di discernimento, è anche vero che la possibilità di ri-conoscere la verità non la determina e non può presupporla, ma la verità esiste a prescindere e questa è una Volontà che pre-viene la volontà dell’uomo.

Esodo 32,9: Il Signore disse inoltre a Mosè: "Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice”.

Era vero già duemila anni prima di Cristo.
È già successo nella storia dell’umanità che in occidente ci fosse un “unico” pensiero, cioè si erano create le condizioni culturali perché ogni uomo vivesse l’incontro con Cristo, ma così non è stato.
Non sono le condizioni ma è la testimonianza che fa scaturire l’incontro e le testimonianze determinano le condizioni. Così come avvenne per le prime comunità cristiane.

Il processo è inverso, non si può partire dal contenitore. Razionalizzare il ragionevole è un’azione “politicamente corretta” ma il ragionevole è razionale solo a partire dall’incontro di fede.
Mi potrebbe essere eccepito che l’introduzione la si da per acquisita (Ogni uomo ha bisogno di conoscere la verità di sé e delle cose tutte. Ed è la scoperta di questa verità ed è l’affezione ad essa che gli permettono di avere una identità, di cogliere la dignità di chiunque e di percepire la positività dell’esistenza”). Questa pre-messa rischia però di essere o-messa.
Il cosiddetto pensiero “forte” che si richiama ad un’identità definita, positiva (non positivista) e valoriale, contrapposto al pensiero “debole” soggettivista, sincretista e buonista è, a mio giudizio, debole anch’esso nella misura in cui non si fonda su Gesù Cristo, non può essere cioè un dato culturale/sociale ma kerigmatico.
Relazione di relazioni. Testimonianza di testimonianze. Azione libera dello Spirito Santo nel cuore dell’uomo che liberamente lo accoglie.

Efesini 1,15-23
Perciò anch`io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell`amore che avete verso tutti i santi, 16 non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, 17 perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. 18 Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi 19 e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l`efficacia della sua forza 20 che egli manifestò in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, 21 al di sopra di ogni principato e autorità,
di ogni potenza e dominazione
e di ogni altro nome che si possa nominare
non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. 22 Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi
e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, 23 la quale è il suo corpo,
la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose

roby noris
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Messaggioda roby noris » mar nov 04, 2008 4:58 pm

consiglio un traduttore di Google in lingua Klingon e comunque è meglio avere anche due lauree in filosofia e in teologia per capire almeno di cosa si stia disquisendo. :shock:
Spero che il President ti legga e che ti risponda lui o qualcuno del suo club di illuminati, Dante ad esempio. Per il resto nessuno a meno che sia sotto allucinogeni oserà replicare. :roll:
Ma magari ti rileggo dopo una buona dormita e ti seguirò un pochino di più.
Ti sto sfottendo ma apprezzo 8) :-D :D :wink:

marco fantoni
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Messaggioda marco fantoni » mar nov 04, 2008 5:47 pm

"Se è vero che la modernità di fatto sovrappone in modo superficiale la coscienza al libero arbitrio, (quando si parla per esempio di libertà di coscienza) senza considerare che questo poggia, in una interpretazione tomista, sulla sinderesi o anamnesi come criterio di discernimento, è anche vero che la possibilità di ri-conoscere la verità non la determina e non può presupporla, ma la verità esiste a prescindere e questa è una Volontà che pre-viene la volontà dell’uomo."

Caro Stefano tu hai avuto bisogno del mio aiuto per mettere le tue riflessioni sul forum ed è stato semplice, io ho bisogno di più password per decodificare il senso del testo. Non vorrei banalizzare il tuo impegno ma siamo a linguaggi specifici che necessitano, per quanto mi riguarda, un buon aiuto.

Dante Balbo
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Messaggioda Dante Balbo » mar dic 02, 2008 12:17 am

Caro stefano, ho letto il tuo testo e in parte sono d'accordo, cioè nel constatare che nulla di nuovo c'è sotto il sole, per citare il Qoelet, per cui è vero che sono errati sia un rimando all'età dell'oro, quando si stava meglio anche se si stava peggio, così come l'attesa di un progresso che ci emanciperà da ogni malattia tristezza o preoccupazione economica, tutti un po' alucinati per il consumo di droghe sanissime tanto quanto dereizzanti, ma felici di stare immersi in un benessere tecnologico e abbrutente. Vero è anche che il discrimine è Gesù Cristo, l'unica novità seria nel corso di una storia altrimenti piatta, soprattutto a mio modesto avviso perché portatore di un pensiero realmente umano, quindi libero, capace di trasformare la realtà, di dare la libertà, di promuovere lo sviluppo della persona. Tuttavia mi sento di recuperare il pensiero di don G.B., prima di tutto perché universale, cioè non legato alla contingenza storica, se non per il fatto che compie un'analisi sul presente e sulle determinanti causali in termini culturali che lo definiscono. Se Gesù Cristo è il centro del cosmo e della storia, si è pure incarnato in una situazione concreta, parlava di grani di senapa e non di multinazionali, di talenti e non di dollari, (beato lui, valevano molto di più). Allo stesso modo la chiesa se pure con i suoi tempi, spesso lenti e faticosi, genera un giudizio in relazione alla storia che sta vivendo in quel momento storico, per cui per esempio, mentre per anni Giovanni Paolo II ha denunciato i totalitarismi che avevano segnato la sua vita, negli ultimi tempi del suo pontificato ha messo in guardia contro la minaccia di un capitalismo senza regole, che esalta l'individuo, ma di fatto per massificarlo nei parametri economici del numero. Del resto la denuncia del president, non credo fosse una indebita generalizzazione, ma una indicazione, perché anche lui sa che ci sono famiglie sane, gente che pensa, uomini che l'incontro inverante di sé anno fatto. Certo hai ragione quando dici che il problema non è esclusivamente filosofico e culturale, o meglio è profondamente filosofio e culturale,ma nel segno di un incontro trasformante, l'unico in grado di trasformare, con il quale ogni generazione si deve necessariamente misurare.
La mia memoria ginnasiale invece non mi consente di saper rispondere alle questioni sulla sinderesi, o altre categorie tomiste, per cui a Marco dovrai fare tu da vocabolario.
D.G.B.


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