Quotidiani cartacei in crisi

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roby noris
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Quotidiani cartacei in crisi

Messaggioda roby noris » ven nov 14, 2008 7:48 pm

Quotidiani cartacei in crisi

sollecitato rispondo cercando di sintetizzare riflessioni che richiederebbero più spazio e con cui sono confrontato da molti anni occupandomi direttamente del problema dei mutamenti di modelli comunicativi sia per quanto riguarda la sfida mediatica intrapresa da Caritas Ticino con la produzione televisiva, radiofonica e su internet, sia per un un interesse personale.

Credo si debbano distinguere due piani della riflessione: quello qulitativo e quello pragmatico del funzionamento dei meccanismi della comunicazione. E solo il secondo è utile per una riflessione che voglia dare qualche indicazione a carattere operativo. Quindi non dobbiamo interessarci in questa sede del fatto che sia buona cosa o meno il cambiamento in atto sul fronte della comunicazione, anche solo per il fatto che non possiamo farci nulla. Si tratta invece di cercare di comprendere come funziona la comunicazione e riguardo al tema del quotidiano cartaceo: come il pubblico si informa, come e cosa guarda e/o legge. di cosa potenzialmente fruirebbe, cosa paga e cosa non è più disposto a pagare. E in seconda battuta naturalmente le domande si spostano sul fronte della fattibilità che dipende dai mezzi necessari e dalla disponibilità del trasmettitore (editore in questo caso).

Pubblico dove sei e dove vai?

A) Se l'età media dei lettori/abbonati dei quotidiani si alza esattamente come quella dei telespettatori della TV generalista, significa che non cè ricambio, che le nuove generazioni vanno altrove e infine che quelle esperienze comunicative, se non cambia il trend scompariranno con la morte dei fruitori anziani attuali. Questo non è un giudizio ma una semplice constatazione dei dati.

B) Sempre più numeroso è il pianeta online che non ha niente a che vedere col fatto di usare la posta elettronica e google ogni tanto, ma significa il mutamento profondo di modo di accedere alle informazioni e alla comunicazione in genere. Sempre più persone e sempre più indipendentemente dall'età, comunicano in rete veramente. Le caratteristiche principali di questa forma di comunicazione che è completamente diversa da quella tradizionale credo siano:
  • Confezione alla carte, ciòè fuori da orari imposti con accesso di giorno e di notte e da qualsiasi angolo della terra con un PC online ma sempre di più anche con mezzi diversi e più liberi come ad esempio Iphone o Kindle e affini.
  • Scelta infinita di fonti che vuol dire anche caos e frammentarietà ma prima di tutto significa scelta e adattamento della paletta delle informazioni secondo i propri desideri e interessi. Avere più informazioni di quante riusciamo a leggere o vedere in video anche se le combiniamo in finestre sullo schermo, alla lunga ci rende ancora più inaccettabile l'idea di avere un solo quotidiano, una volta al giorno con notizie sempre già vecchie e con un costo.
  • Gratuità o quasi dell'informazione: ci si abitua ad avere gratis una serie di informazioni e questo cambia completamente le abitudini per cui non paghiamo più abbonamenti a quotidiani ma solo a riviste specializzate che non troviamo gratuitamente - ma anche queste potrebbero fare la stessa fine appena qualcuno riuscisse a produrle senza far pagare abbonamenti tradizionali -. Saremmo invece disposti a pagare un accesso internet quando l'offerta ci interessasse davvero.
  • Contemporaneità delle diverse informazioni: si aprono finestre diverse sullo schermo e con l'abitudine si seguono contemporaneamente più fonti video o testi o forum ecc. senza problemi. Evidentemente si tratta di un sistema di commutazione veloce delle fonti dei messaggi che favorisce la frammentarietà, la superficialità e un certo appiattimernto ma per le news è vincente perché permette di accedere a una quantità di informazioni enorme, avendo l'impressione di gestire in modo indipendente il fiume informativo. Googlenews funzione sul criterio quantitativo, cioè seleziona le notizie a partire dal numero di articoli disponibili online: si ha l'impressione di avere tutto a portata di click senza scelte ideologiche di agenzie e redazioni, non è vero ma sembra così.

C) Se il quadro sintetizzato è vero, per quel mondo, per tutte quelle persone i quotidiani in abbonamento non sono più interessanti anche se dal punto di vista dei contenuti potrebbero invece gradirli. E se capita in mano gratuitamente quel giornale lo si leggerà ma non ci si abbona più. Ecco che le grandi testate hanno fatto il salto con versioni online che non sono la fotocopia elettronica del giornale cartaceo - integrando anche fonti video - e con versioni cartacee gratuite che escono in momenti diversi della giornata.

D) Un GdP online che non si limiti all'edizione cartacea della sera prima accessibile solo agli abbonati, vuol dire un salto notevolissimo quasi come quello di creare una nuova testata. Si potrebbe dire che è impensabile per un cantone con una popolazione da quartiere di grande metropoli, i numeri non giocano come del resto non sembrano più giocare nemmeno per i tradizionali quotidiani di carta con diminuzioni pubblicitarie spaventose.
  • Forse l'elemento nuovo potrebbe essere quello del superamento dei confini cantonali - ma non quelli linguistici - e allora un portale cattolico ticinese potrebbe interessare gli internauti italiani? Sinergie ccon media cattolici online? Zenit piange miseria e chiede offerte continuamente e questo non è certo un buon segnale, ma Zenit è ancora legato a schemi informativi cartacei. Forse studiando nuovi modelli si potrebbe trovare qualche pista per entrare in un nuovo universo italofono e cercare di tradurre l'interesse di un nuovo pubblico in "money".
  • Lettori e abbonati. Se il dato dell'aumento di lettori del GdP è corretto ma sembra non consolare nessuno perché non corrisponde all'aumento di abbonati, credo si debba invece cambiare completamente logica: se ci sono più lettori bisogna farli diventare fonte di introito anche se non pagheranno mai l'abbonamento. I lettori/telespettatori/internauti sono secondo me l'unica forza propulsiva di una testata e non gli abbonati, ma evidentemente bisogna monetizzare quell'interesse e quella scelta. Credo che la soluzione forse si possa cercare solo in una riformulazione teorica e pratica del rapporto fra interesse potenziale di un pubblico nonpagante nel senso tradizionale, e le fonti pubblicitarie esterne che possono pagare la produzione dell'informazione. E non bisogna escludere che si possano recuperare dalla porta di servizio anche qualche forme di sostegno diretto da parte degli utenti offrendo prodotti non ottenibile gratuitamente altrove e di grande interesse. Non so se calza ma ho un esempio: www.imdb.com è il sito "bibbia del cinema" (dell'Amazon per intenderci) gratuito dove si trova di tutto e di più sul cinema. Ma con 100$ all'anno si accede alla versione imdbPRO dove c'è ancora di più e molti dopo aver usato magari per anni imdb pagano l'accesso a imdbPRO.




E) SUL GIORNALE GRATUITO dall'Arena GdP un testo del 13.9.2006 che ritengo ancora attuale. (Per chi ha l'accesso http://www.gdp.ch/arena/viewtopic.php?id=44 )


1) Mi sembra che essendo sempre più abituati a disporre di giornali gratuiti, sempre meno siamo disposti a pagare il supporto informativo, giornale o rivista, se non quando siamo molto interessati e non vi è proprio nessuna alternativa. L’Azione (il settimanale della Migros) è interessante e come molti mi capita di leggere alcuni articoli, non spesso, ma comunque abbastanza per averne un giudizio positivo che mi fa dire che lo ricevo con piacere; se però mi si chiedesse di fare l’abbonamento non lo farei. E non è primariamente una questione di prezzo ma di comodità e di abitudine: se mi abituo ad avere a disposizione senza fatica una forma qualunque di informazione, non sarò più disposto a pagarla. Credo che sempre più si faranno abbonamenti a giornali o riviste specialistiche a cui è impossibile accedere altrimenti. Mi abbonerò quindi ad una rivista di cinema, di moto o di moda ma solo fino a quando non troverò un’alternativa più comoda e gratuita, magari online. Mi ha colpito il fatto che una importante testata inglese abbia introdotto l’edizione pomeridiana gratuita: evidentemente hanno individuato una fascia importante di pubblico potenziale che non avrebbe pagato un abbonamento o una copia ma che sarebbe stata interessata a leggere quel giornale se gratuito.
2) L’informazione tradizionale via giornale in abbonamento ha sempre più concorrenti gratuiti anche elettronici, dai TG a tutte le ore alle news su internet che hanno come caratteristica quella di aggiornarsi minuto per minuto o quasi. Rispetto a dieci anni fa la situazione è cambiata completamente ed è lecito chiedersi come sarà fra dieci anni. Se 20 Minuten risponde perfettamente alle esigenze informative non è perché nessuno ha più voglia di approfondire nulla ma solo perché nei 20 minuti del trasporto pubblico quel giornale gratuito risponde perfettamente all’esigenza informativa esauribile in quel tempo a disposizione (fino a quando un supporto elettronico altrettanto “leggero” non verrà preferito). Così funziona l’uso delle informazioni radiofoniche in auto: il nostro interesse è commisurato al tempo a disposizione in quella situazione favorevole all’ascolto e non alla “visione” o alla lettura.
3) Economicamente esiste una formula che possa permettere in una situazione limitata da una popolazione ridotta, la sopravvivenza di un quotidiano gratuito? Evidentemente questa è una delle questioni fondamentali in questa riflessioni, e comunque quella determinante in un’ipotesi di praticabilità.
4) Ammesso di intravvedere una soluzione economica, per un futuro roseo del GdP credo si debba traghettarlo fuori dal ghetto del fanalino di coda e una formula gratuita aprirebbe a quel pubblico potenziale che non si abbona ma lo legge o lo leggerebbe volentieri: c’è chi è interessato anche a leggere un giornale cattolico se non deve sostenerlo direttamente quasi manifestando un’appartenenza. Ho un esempio esplicativo con la nostra esperienza della trasmissione Caritas Insieme TV con la rubrica “Vangelo in casa” che sappiamo essere guardata da molte persone che non mettono piede in chiesa e certamente non si abbonano alla rivista Caritas Insieme e neppura al GdP, ma guardano pigramente con interesse a casa propria senza doversi coinvolgere con nessuno.
5) Credo che si debba capire se esista, o se potrebbe esistere, un numero potenziali lettori di un GdP gratuito decisamente più ampio degli abbonati attuali ma soprattutto degli abbonati che credo in futuro diminuiranno in modo importante per tutti i giornali. In altri termini credo si debba uscire dalla logica lettore=abbonato per entrare in quella del solo lettore che paga il giornale in altro modo, indiretto, in quanto fruitore di messaggi pubblicitari ecc.

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