Die Grosse Stille -Il grande Silenzio

film, DVD, Divx: dalla semiologia alla tecnologia passando dalle impressioni a caldo sull'ultimo film
roby noris
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Die Grosse Stille -Il grande Silenzio

Messaggioda roby noris » mer apr 12, 2006 2:29 pm

ecco alcuni link con articoli di Avvenire e altri su Die Grosse Stille - il grande silenzio di Philip Gröning
http://www.db.avvenire.it/avvenire/ediz ... 31188.html
http://www.chiesa.espressonline.it/dett ... p?id=47343
http://www.mymovies.it/dizionario/critica.asp?id=37872
http://www.cinemavvenire.it/
tutti commenti piuttosto entusiasti.

link con IMDB http://www.imdb.com/title/tt0478160/

Se però vi interessa una voce fuori dal coro, poco autorevole perché non appare sulle grandi testate, ma che potrebbe anche, non si sa mai, aver ragione, eccovi il mio parere dopo aver visto al Corso di Lugano Die Grosse Stille. :roll:
Una nota, personalissima, di merito 8) ai gestori del cinema che in sala attendendo il film hanno messo come fondo musicale l'Hilliard Ensamble con il sax di Jan Garbarek che fanno musica sacra con incroci di jazz nordico - Officium e Mnemosyne della ECM per intenderci - insomma di che riconciliarsi con le sale cinematografiche locali diventate regno del pop corn dove è impossibile vedere un film nell'idioma originale, col patos che i poveri attori hanno cercato di metterci nel lavoro di recitazione e che viene regolarmente distrutto dai doppiaggi. :shock:
Quindi un film con un sonoro che non è stato doppiato negli unici due minuti di parlato sui 182 minuti di durata totale, un parlato quindi costituito da 2 minuti di un monaco cieco che in francese fa alcune considerazione sulla sua vita monastica e per le altre 2 ore e quaranta suoni ambiente, soprattutto, campana conventuale e qualche salmo cantato dai monaci.
In Germania il film ha fatto in sala più incassi di Harry Potter.
Ma non è granché. Chiedo perdono se oso confessarlo.
Si tratta infatti della descrizione, piuttosto buona, dello stupore e dell'incanto di un "laico" che da chissà dove sbarca sul pianeta "monastico" della Chartreuse di Grenoble. Esattamente come noi scopriamo incantati i monasteri del Tibet non sapendo né capendo nulla di quella spiritualità ma cogliendone la bellezza straordinaria di alcuni aspetti estetici e certamente anche di valori che percepiamo in contrapposizione con le realtà socioculturali che viviamo in occidente. Contemplazione, silenzio, tempo dilatato, scoperta del valore delle piccole cose, dei suoni, dei colori, delle vibrazioni della luce.
Tutto questo tradotto dall'oriente all'occidente è esattamente ciò che il regista ha scoperto nei sei mesi di permanenza solitaria e silenziosa tra i monaci di Grenoble.
Come per il Tibet di cui non sappiamo nulla, lui sembra e credo sia così, nulla sa o gli interessa di duemila anni di storia della chiesa e del monachesimo, della spiritualità dell'esperienza cristiana. Quindi il monaco che armeggia coi tubi per irrigareun povero orto ha la stessa valenza del momento eucaristico vissuto in comunità, e perché questi monaci contemplino per ore non si sa bene cosa, non ce lo dice e neppure prova ad accennarlo come se non gli interessasse ancore perché è alla prima fase dello stupore e della scoperta. Come il canto gutturale accompagnato dal gong delle "liturgie" Tibetane che mi sfuggono completamente per il loro significato e la loro spiritualità, mi prendono e mi affascinano per il loro straaordinario valore estetico che colgo goffamente da ignorante nella vibrazione musicale uditiva e nell'immagine stupendae e armoniosa del coro dei monaci. Non capisco quasi nulla dell'obiettivo del percorso del buddismo che aspira e tende al "nulla" come espressione della pienezza totale, ma sono affascinato e soggiogato dall'esperienza primordiale dell'impatto sensoriale con tanta bellezza.
Ho diversi CD di canto religioso buddista dei monaci del Nepal, del Tibet ecc., ma adoro anche il canto difonico degli sciamani mongoli di cui ho diverse registrazioni, come pure ho diversi CD di musica sacra fra cui diversi gioielli di gregoriano. Ciò che fa la differenza profonda fra le prime espressioni di musica esotica e la nostra musica sacra è che della nostra espressione religiosa ho qualche chiave di lettura che mi permette di andare oltre quell'emozione legata a un impatto con un'altra cultura dove non mi è possibile approfondire più di tanto.
Ebbene in Die Grosse Stille siamo fermi alla scoperta di un nuovo mondo in termini di emozione di carattere sociologico e psicologico: scopriamo che i monaci sono sereni e non matti, che hanno trovato un ritmo diverso, rallentato introducendovi l'elemento del silenzio della meditazione e della contemplazione (non si sa bene di che cosa). Questa scoperta è certamente molto interessante - secondo me è l'unica ragione del successo del film in Germania dove si sono probabilmente dimenticati della loro tradizione monastica - per chi non ha mai messo piede in un monastero e non ne sa nulla, ma decisamente ha il sapore del dejavu per chi in qualche monastero ci ha passato del tempo, ha vissuto dei momenti forti e memorabili, per chi ha già colto il fascino della spiritualità monastica. Ho avuto la fortuna di sbirciare qualcosa nell'abbazia di Hautrive, o nel monastero di Chevetogne - con liturgie bizantine pasquali che mi hanno fatto scoprire ad esempio la straordinaria bellezza della liturgia e del canto bizantino. Ho avuto la fortuna persino di filmare immagini all'interno di monasteri e di poter contemplare questo spettacolo di tempo dilatato, di ascolto della bellezza che conduce a Dio, di contemplazione di una ipotesi alternativa all'ideologia dominante, vissuta come certezza. Ma come uno dei replicanti di Blade Runner che diceva "questi occhi hanni visto i bastioni di Tannoiser in fiamme...", insomma quando hai visto una cosa vai oltre esplori andando un po' più in la'.
E poi neppure sul piano strettamente formale ci sono cose stratosferiche: la scelta di alternare l'alta definizione video con uno strano super 8 ritrafficato per creare non si sa bene quale alternanza di atmosfere è perlomeno opinabile e nonostante ci si aspetti, in un concentrato di bellezza artistica e della natura, immagini bellissime e dell'estetismo allo stato puro, invece il film non supera mai il livello delle belle immagini che ci si può chiedere se in sei mesi di permanenza in quel monastero non siano quasi scontate.
Quindi in conlusione sconsiglio la visione di questo film a chi sa già cosa sia un monastero e magari sa anche perché esistano ancora oggi esperienze contemplative e quale sia il loro significato. Per queste persone il rischio è appisolarsi - dipende poi dal tipo di poltrone del cinema -, mentre per chi pensa cose strane sui monaci e non metterebbe piede in un monastero neanche se lo pagassero, ma non è del tutto convinto e soddisfatto del modello di vita all'insegna del materialismo, dell'edonismo e in sostanza del qualunquismo imperante, beh andare a vedere questo strano film potrebbe anche aprire spiragli di orizzonti esistenziali nuovi e interessanti, senza bisogno di andare in oriente dove la faccenda è ancora più difficile per noi culturalmente così distanti.
Semmai un interrogativo da porre a chi usa media elettronici o cinema è quello del cosa voglia dire che una realtà europea di culturale cristiana, almeno nelle sue origini, accolga con tanto interesse modi di comunicare come questo che, dimentico del contesto culturale e storico sembra scoprire l'acqua calda.

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Die Kleine Stille

Messaggioda roby noris » sab mag 06, 2006 9:18 am

Caritas Insieme TV passa sabato 6.05.06 un servizio con P. Mauro Lepori abate di Hauterive sul significato del silenzio e della contemplazione. È il nostro Die Kleine Stille e P. Mauro è come sempre straordinario per lucidità e spessore.

Link sommario della trasmissione http://www.caritas-ticino.ch/Emissioni%20TV/500/594.htm
link per scaricare direttamente il servizio di 6 min. che è online come tutti i servizi TV di Caritas Insieme http://caritas-ticino.dyndns.org/video/ ... lexWeb.zip

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GdP su Die Kleine Stille

Messaggioda roby noris » sab mag 06, 2006 9:22 am

il GdP di sabato 6maggio 2006 a pag. 26


CINEMA
Su Gröning, una voce fuori dal coro
Nel “ Grande silenzio” lo stupore non basta
di ROBY NORIS*

182 minuti di film girato in un monastero contemplativo, di cui solo 2 parlati, che in Germania ha fatto più incassi di “ Harry Potter”. E tutti i giornali ne parlano bene anche più a sud nonostante che il successo sia ben più contenuto. Ma non mi è piaciuto.
Il film è la descrizione dello stupore di un “ laico” che sembra sbarcato da chissà dove sul pianeta “ monastico”. Esattamente come noi occidentali scopriamo incantati i monasteri del Tibet magari non sapendo nulla di quella spiritualità ma cogliendo superficialmente alcuni aspetti estetici e anche alcuni valori che percepiamo più che altro in contrapposizione con le nostre realtà socioculturali. Contemplazione, silenzio, tempo dilatato, scoperta del valore delle piccole cose, dei suoni, dei colori, delle vibrazioni della luce. Tutto questo, tradotto dall’oriente all’occidente, è ciò che il regista sembra aver scoperto nei sei mesi di permanenza solitaria e silenziosa tra i monaci della Chartreuse di Grenoble.
Ma della storia della chiesa e del monachesimo, della spiritualità dell’esperienza cristiana e soprattutto dei motivi della scelta contemplativa, non vi è traccia. Quindi cosa contemplino per ore questi monaci, il film non ce lo dice, neppure lo accenna, come se non fosse a tema. E neppure sul piano formale mi è piaciuto: la scelta di alternare l’alta definizione digitale con uno strano super 8 ritrafficato è perlomeno opinabile e dopo sei mesi di permanenza in un monastero traboccante arte e bellezza della natura mi aspettavo più di qualche bella immagine.
Sono andato con le nostre telecamere di Caritas Insieme nell’abazia cistercense di Hautrive, vicino a Friborgo, per due giorni, senza scoprire niente di nuovo, ma potendo riascoltare dall’abate ticinese, padre Mauro Lepori, offrendola ai nostri telespettatori, la sintesi precisa e puntuale sul significato del silenzio e della contemplazione che si conclude così : « Far tacere se stessi per accogliere Cristo sempre e comunque » .
* direttore di Caritas Ticino


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