Non ti muovere

film, DVD, Divx: dalla semiologia alla tecnologia passando dalle impressioni a caldo sull'ultimo film
roby noris
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Non ti muovere

Messaggioda roby noris » sab ott 30, 2004 3:58 pm

Non ti muovere di Sergio Castellitto

Un vero gioiellino nel panorama cinematografico italiano generalmente non proprio entusiasmante, almeno per me. Una interpretazione di Penelope Cruiz da oscar, assolutamente straordinaria nel ruolo di una povera sbandata. E Sergio Castellitto regista e attore protagonista realizza a partire dal romanzo della moglie Margaret Mazzantini un dialogo quasi impossibile fra due mondi dove solo l'andare a fondo dei propri sentimenti e del proprio smarrimento di fronte al mistero dell'umano, al mistero dell'altro incontrato in tutta la sua drammaticità e meschinità, può fare il miracolo di intravvedre la possibilità della redenzione, del riscatto della verità e dell'essenziale. Un film durissimo e commovente che, come dice il regista, "parla nella stessa scena all'inizio di pidocchi e alla fine di Dio". Una pagina di cinema straordinario che mi fa venire in mente altri due gioielli: in chiave anglosassone la love story impossibile di La macchia umana con Kidman e Hopkins, e il mirabile quadro d'ambiente parigino di Amelie Poulain. Peccato che probabilmente il grande pubblico non ne coglierà il valore classandolo nella generica lista dei film drammatici eventualmente da consumare. È stato a Cannes come "Ne bouge pas" dove erano preoccupati di fare il verso alla noiosissima soap opera su Bush, 9/11, più del buon cinema e in Italia sembra non sia girato male ma insomma meriterebbe ben altro. Immagino che il DVD sarà noleggiato poco e venderà ancora meno, ma sarei felice di sbagliarmi. Qualcuno mi ha detto "non è quel film che finisce male, dove c'è una puttana che muore?". No, penso invece che sia un film sulla contemplazione del mistero dell'umano, sugli interrogativi fondamentali dell'esistenza, l'amore, il senso della vita, la morte. "Quelli che muoiono non so dove vadano, ma so dove restano" dice il chirurgo protagonista.
Avete mai pianto vedendo la scena di una donna che, traslocando, abbandona il suo cane? Pensate che potrebbe succedervi vedendo Penelope Cruz che conclude la scena urlando vaffanculo? Beh è successo alla truppe cinematografica quando l'ha girata.


Da www.videosystem.ch dove l'ho noleggiato ecco una sintesi della vicenda che dice poco di quello che sono le emozioni del film ma sintetizza i capitoli della storia, comunque sulla pagina relativa a Cannes è anche peggio, evenualmente leggete quello che c'è sul sito ufficiale e poi cercate di vederlo:
Una giornata di pioggia, uno stop non rispettato. Una corsa in ambulanza verso l'ospedale, lo stesso in cui lavora come chirurgo. Ma stavolta non c'è lui in sala operatoria. C'è sua figlia che lotta tra la vita e la morte. Nel terrore dell'evento estremo, Timoteo getta la maschera di padre e marito modello per svelare, in un immaginario dialogo con la figlia, un segreto doloroso: la storia, all'apparenza squallida, di un amore extraconiugale con una derelitta dal nome spropositato, Italia (Penelope Cruz). Da un romanzo della moglie Margaret Mazzantini, Sergio Castellitto racconta "la storia di un uomo che finalmente dice la verità". Co-produzione italo-spagnola con la castigliana di Hollywood, Penelope Cruz, che recita in italiano

il sito ufficiale http://www.nontimuovere.it/
Ultima modifica di roby noris il dom ott 31, 2004 10:31 am, modificato 1 volta in totale.

Dani Noris
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Messaggioda Dani Noris » sab ott 30, 2004 9:50 pm

Uno di quei rari film che per giorni ti ritornano in mente e senti che hanno mosso qualcosa di molto profondo nelle budella.

roby noris
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Messaggioda roby noris » sab gen 08, 2005 11:26 pm

Rivedendolo con persone fra i 20/30 che non agganciavano ho capito che, come per Eyes Wide Shut e Human Stain, probabilmente bisogna avere almeno cinquant'anni per coglierne tutta la poesia, il dramma della condizione umana e la capacità di trasfigurare la realtà che la cultura cristiana conosce come possibilità di resurrezione e che va sempre dal basso verso l'alto e mai alla rovescia. Forse a cinquant'anni la meschinità del medico e la purezza essenziale della povera disgraziata Italia (Penelope Cruz) ti appaiono come paradigma dell'espressione quotidiana dell'incertezza del respirare in syncro con l'universo, con la bellezza del creato. E il negozio di giocattoli di Manhattan dove si conclude Eyes Wide Shut diventa la tua strada keroukiana, meno noiosa, dove il maestro Kubrick ti consegna il suo testamento, come se lo avessi conosciuto, come se fosse stato il tuo migliore amico. Ma forse devi avere davvero almeno cinqunt'anni on the road.
Ultima modifica di roby noris il mer gen 12, 2005 9:42 am, modificato 1 volta in totale.

paolo
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Messaggioda paolo » mar gen 11, 2005 10:45 pm

togli il forse ai cinquant'anni.

e aggiungi una generazione e un tempo che ai 30enni mancherà per sempre.

tati
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Messaggioda tati » sab gen 15, 2005 9:35 pm

ne bastano 40 e anche meno.

Ho visto il film e poi letto il romanzo. La Mazzantini e Castellitto, sposati da una vita, ne hanno discusso la messa in scena per anni, il risultato è rivedere il film mentre leggo il romanzo. Non mi era mai capitato prima

comunque, il film è bellissimo, ma il romanzo è meglio.

lucia
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Messaggioda lucia » sab gen 22, 2005 10:08 pm

concordo, anche se è il primo film tratto da un romanzo, che non mi abbia deluso, con Timoteo diverso, ma Italia assolutamente identica a come me l'ero immaginata

Yari
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Messaggioda Yari » mar mag 31, 2005 1:16 pm

Io aspetto di riuscire a vedere il film. Il libro -parrà assurdo- nel complesso non mi è piaciuto più di tanto.
"I love when chocolate chip cookies follow me..."
"Era una notte buia e tempestosa. D'un tratto esplose uno sparo!"

roby noris
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il libro, il film

Messaggioda roby noris » mar mag 31, 2005 10:40 pm

io insisto. il libro e il film in simbiosi sono una delle cose migiori che la cultura italiana abbia prodotto per il grande pubblico; dove grande per me vuol dire anche con qualche decennio di "on the road" dietro le spalle. Poi uno sente non tanto la sintonia con quel mediocre medico o con quella border line di Italia, ma la sintonia con la magia della descrizione della sublimazione di un rapporto totale. Dopo 35 anni e cinque figli e tante storie in comune, uno guarda negli occhi la sua donna e capisce la scena del cane abbandonato da Italia con un'altra intensità e un altro registro. Ma consolati che anche a gente più matura negli anni questo gioiello non ha detto nulla. Con te c'è ancora la possibilità che solo il passare del tempo giochi a tuo favore. Quando piangerai alla scena del cane non so forse sarai maturo o forse solo vecchio. Io non lo so. 8) O forse sì :-D

Yari
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Messaggioda Yari » mer giu 01, 2005 12:21 pm

Forse riesco a capire quello che dici. Non a caso le parti del libro che ho apprezzato meno coincidono soprattutto con un sentimento di rifiuto e di sdegno (morale, s'intende), ma mai distrazione o disinteresse.

Ma, ribadisco, alla lettura devo ancora associare il film...
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