The Passion of the Christ

film, DVD, Divx: dalla semiologia alla tecnologia passando dalle impressioni a caldo sull'ultimo film
roby noris
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The Passion of the Christ

Messaggioda roby noris » sab feb 28, 2004 10:17 am

ma l'avete visto?

roby noris
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l'ho visto

Messaggioda roby noris » mar mar 02, 2004 7:27 am

Ho finito di vederlo da pochi minuti e a caldo posso dire con assoluta tranquillità che non mi è piaciuto per niente. Il genere piuttosto che religioso lo definirei Horror del più classico, quello fatto bene con mezzi, senza indugiare troppo gratuitamente sugli aspetti raccapriccianti ma semplicemente descrivendoli e mostrandoli documentaristicamente senza lasciare nulla all'immaginazione. Formalmente alla Seven dove sembrava di seguire una fredda inchiesta di polizia seguendo l'orrore passo passo con gli occhi dei due poliziotti, solo che Seven è fatto molto meglio, indugia meno sull'orrore e ha il finale a sorpresa. Se l'obiettivo è quello di disgustare il pubblico facendolo reagire di fronte alla grettezza, all'ottusità e alla stupidità degli umani quando questi decidono di sopraffare e di schiacciare qualcuno, sia esso figlio di Dio o un comune mortale, ebbene Mel c'è riuscito. Il clou della vicenda è poi il chiodo della croce che è piantato nel palmo della mano e non nel polso. C’è andata bene perché abbiamo rischiato la scarnificazione della mano con questo errore anatomico. Il nostro Mel non ci risparmia invece il suono del chiodo nella carne, ma ha esagerato e più che penetrare in una mano sembra che laceri un bue intero; e il famoso chiodo dopo aver perforato non si sa come una trave stagionata di almeno venti centimetri, (avete fatto un po’ di carpenteria amatoriale?) riesce a spuntare dall’altra parte per almeno dieci centimetri. Dettaglio in controluce del chiodo con sangue colante dalla punta, Dario Dargento è un dilettante, la croce viene rigirata sottosopra per poter ripiegare a martellate il chiodo. Perché? Il condannato avrebbe potuto scappare altrimenti? O a questo punto bisognava distruggere lo spettatore con questo macabro, inutile quanto inverosimile dettaglio? Comein quattro e quattrotto abbiano potuto schiodare il corpo per la deposizione senza attrezzatura specialistica è un mistero, ma visto il tema del film va anche bene. A Caviezel comunque un Oscarino, se non portavano via tutto gli Elfi, potevano darglielo per certe facce che a parte il trucco esprimono bene l’orrore delle due ore di tortura (che ne sintetizzano pare 12).
Un pregio comunque al film bisogna riconoscerlo oltre al fatto che ricorda a tratti un po’ il Pisolini migliore: per la prima volta un film descrive Cristo come uomo autentico, senza barare; senza togliere la natura divina espressa dai testi, descrive un uomo distrutto fisicamente dai suoi aguzzini e lasciato morire lentamente. Realismo 2004 ottenuto con un montaggio dinamico e veloce tra movimenti, dettagli, campi lunghi, e un dosaggio abbastanza buono dei flashback che fra l'altro permettono allo spettatore di prendere fiato (dalla sua tortura) e di arrivare in fondo alla pellicola. Ottima la scelta dell’aramaico per Gesù e del latino per i romani, l’atmosfera sonora è unica ed è ciò che distingue completamente questo da tutti i film su Gesù che siano mai stati fatti. Brave anzi bravissime le tre donne, la Maddalena alias Bellucci è al top delle sue interpretazioni; commovente, forse il momento migliore del film, la sequenza della moglie di Pilato, Claudia, che porta a Maria e alla Maddalena dei lenzuoli bianchi da usare per asciugare il sangue sparso a terra vicino al ceppo della flagellazione. Penosi invece gli effetti speciali alla morte di Cristo. Mel, almeno uno dei tre Matrix la mamma poteva fartelo vedere!
Quanto alla polemica tutta americana sull'antisemitismo ha, come prevedibile, il suo unico fondamento nel fatto che se la lettura storica la fanno degli idioti evidentemente raccontare dei semplici fatti accaduti duemila anni prima può suscitare chissà cosa e preoccupare qualcuno, ma basta una lettura meno stupida e nessuno perseguiterà nessuno. Il circo mediatico americano ha sicuramente gongolato ampiamente su questa storia gonfiata ad arte dalla macchina produttrice del film. Concedo che dopo due ore di torture filmate può dispiacere di far parte del popolo che ha condannato il protagonista, ma che dovrebbero dire i discendenti dei romani che le tornure le hanno inflitte materialmente divertendosi un mondo almeno secondo l'immagine che ne dà Mel Gibson? Ma ormai se uno critica la politica di Sharon è un antisemita, probabilmente anche se è ebreo.
Comunque, morale della favola, è il caso di dirlo per rispetto a tutti voi che non l’avete ancora visto, non andate a vederlo se non avete uno stomaco saldo o l'abitudine al genere horror. Non dico Zeffirelli ma Jesus Christ Superstar, e persino Dogma sono state per me occasioni più piacevoli di riflessione "religiosa". E poi sono rattristato da un pensiero profondissimo: non avete idea di quante cose si potrebbero fare in termini di comunicazione cinematografica con 25 milioni di $.
Ultima modifica di roby noris il mar mar 30, 2004 9:03 pm, modificato 2 volte in totale.

Dani Noris
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Messaggioda Dani Noris » mar mar 02, 2004 10:57 pm

Io ne ho visto una prima parte poi non ho retto più e a distanza di 24 ore sono ancora sconvolta. La sofferenza della Madonna di fronte al martirio del figlio, costretta ad assistere senza poter far niente, ti entra nelle viscere. ( avresti voglia di dirle "Maria vai via, non guardare" ma sai che non può non stare lì) Quando poi tolgono il Signore dalla colonna e lei si mette in ginocchio e asciuga il sangue del macello, si raggiunge il massimo dei massimi della descrizione del dolore materno. Dolore che si trasforma in azione, non può fare niente per il Figlio, ma raccoglie nei panni bianchi quello che può di lui. Credo di dover digerire ancora per qualche giorno quello che ho visto per ritrovare la luciditàdi parlarne.

paolo
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Messaggioda paolo » lun mar 08, 2004 11:24 am

dalle vostre descrizioni penso proprio che eviterò accuratamente la visione...

(già a suo tempo non ho potuto sopportare alcune sequenze di braveheart)

roby noris
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Messaggioda roby noris » lun mar 08, 2004 1:30 pm

Bravehart comunque era rosolio per educande oltre che un gran bel film.

marco fantoni
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La Passione vista dalle Filippine da Asianews.it

Messaggioda marco fantoni » gio mar 11, 2004 5:17 pm

11 Marzo 2004
FILIPPINE
Vescovi filippini entusiasti della “Passione”: “Gibson come Madre Teresa”


Manila (AsiaNews) - Perfino prima di vedere il film, mons. Teodoro Bacani, vescovo emerito di Novaliches (Manila), ha appreso da un maestro gesuita in pensione che il film aveva il valore di “4 ritiri spirituali” sugli spettatori (sul pubblico). Per questa ragione, il vescovo ha detto che valeva la pena di vederlo.

Il 9 marzo, al centro commerciale Glorietta nel quartiere Makati, i vescovi delle Filippine sono intervenuti a una speciale presentazione della “Passione di Cristo” di Mel Gibson, alcune settimane prima che il film esca nelle sale cinematografiche del paese. Francis Soliven della Warner Bros., distributore del film, ha parlato ai vescovi del film, descrivendolo come “la storia dell’immenso coraggio e sacrificio di Cristo, che ispirano tolleranza, amore e perdono tra gli uomini. Un messaggio attuale come a quel tempo”.

Dopo la presentazione, mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine, ha detto: “Il film ci riporta alla nostra fede, a guardare a noi stessi, a comprendere che il nostro peccato contribuisce al dolore e alle sofferenze di Gesù. Noi apprezziamo che l’autore abbia realizzato il film in modo così realistico. Per questo il Santo Padre ha detto del film: ‘È andata proprio così!’[NB: il Vaticano ha smentito che il papa abbia fatto apprezzamenti pubblici sul film di Gibson – ndr] Il direttore ha dimostrato talento e creatività. È chiaro che il suo lavoro rivela la sua comprensione della Scrittura”.

Mons. Ramon Arguelles, ordinario militare, ha detto ad AsiaNews che il film non aggiunge niente a quello che già sappiamo dalla Bibbia, “ma la presentazione è vivida e straordinaria. È come se le vicende accadessero davvero davanti a te. Tu sei partecipe di tutta la vicenda”. Ciò che ha colpito i vescovi sono state soprattutto le immagini della “splendida unità tra madre e figlio, la rappresentazione della loro unità, che ti commuove mentre vedi la sofferenza di Cristo. Il regista è riuscito in pieno a mostrare i sentimenti di Maria nel volto dell’attrice che recitava la parte della Madre Santa. Questo è davvero molto commovente”. Come nel “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli, Maria attende ed è parte del sacrificio di Cristo. “Lei sapeva che Cristo doveva subire questa passione e non solo ha accettato questa realtà, ma ne è diventata partecipe. Dal punto di vista teologico, questa rappresentazione è corretta”.

Prima di arrivare nella sala cinematografica, i vescovi hanno discusso del film in base a ciò che avevano letto. Mons. Arguelles ha detto: “Abbiamo detto che Mel Gibson può essere il migliore evangelizzatore dei nostri tempi”. Finora, la più grande missionaria del nostro tempo è Madre Teresa. Ora, Gibson può forse battere Madre Teresa grazie al fatto che milioni di persone lo vedranno o l’hanno già visto in così poco tempo”.(SE)

Por
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Messaggioda Por » gio mar 11, 2004 7:23 pm

mah... :roll:

marco fantoni
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Messaggioda marco fantoni » ven mar 12, 2004 3:02 pm

Aspettiamo ora la presa di posizione della Conferenza dei vescovi svizzeri e poi mandaremo due righe al Papa affinché faccia un po' di chiarezza!
:)

12 Marzo 2004
LIBANO
Card. Nasrallah Sfeir: il film di Gibson non è anti-semita


Beirut (AsiaNews/Nahar) – Il card. Butros Nasrallah Sfeir, Patriarca della Chiesa Maronita, ha detto che il film di Mel Gibson “la Passione di Cristo” non è “per nulla anti-semita”. I prelato ha anche affermato che il film è “molto legato ai fatti, molto commovente, molto doloroso”.

Ancora prima che venisse proiettata nelle sale americane ed europee, la pellicola è stata tacciata di antisemitismo da parte di alcuni gruppi ebraici, chiedendo che essa venga messa al bando. L’autore e molte personalità cristiane ed ebree hanno sempre rifiutato questo giudizio.

Il Patriarca libanese ha commentato il film di Gibson, dopo aver assistito a una speciale proiezione a Jounieh. “In modo molto realistico, sono riprese le sofferenze di Cristo nelle sue ultime 12 ore di vita prima della Crocifissione”, ha detto il Patriarca.

A causa delle scene piene di sofferenze, il capo della Chiesa maronita consiglia la visione solo agli adulti e non ai bambini. Ma la visione del film è un passo importante di evangelizzazione: “Ora il popolo libanese ha un’occasione in più per vedere quanto Gesù Cristo ha sofferto e ha pagato per perdonare i peccati del genere umano”.

paolo
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Messaggioda paolo » dom mar 14, 2004 10:43 pm

un commento del genere dai filippini non mi sorprende.

non sono loro che si fanno "crocifiggere" (per motivi non meglio precisati ma sui quali sicuramente uno psichiatra avrebbe da studiare per qualche anno) la settimana santa?

Por
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Messaggioda Por » lun mar 15, 2004 5:18 pm

Se avete tempo potete leggervi la seguente spatafiata di Novak. Esiste addirittura un gruppo di sostegno al film, a cui alcune personalità cattoliche italiane hanno aderito. Tutto ciò mi pare invero un po' esagerato...

Il Credo di Nicea, che più di due miliardi di cristiani
nel mondo recitano ogni domenica, dichiara che Gesù
Cristo fu «crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì
e fu sepolto». Queste dieci parole, più di qualunque
altra cosa, costituiscono il tema di The Passion, il
nuovo film di Mel Gibson.

Benché programmato per essere proiettato nelle sale
cinematografiche di tutto il mondo solo il prossimo
Mercoledì delle Ceneri, la scorsa primavera The Passion
ha generato più discussioni di qualsiasi altro film di
recente produzione: un profluvio infinito di commenti,
di comunicati per la stampa, di dibattiti e di denunce a
proposito di un lungometraggio, recitato in aramaico e
in latino, che nessuno dei commentatori ha però ancora
visto.

Forse a causa di tutta questa pubblicità, negativa e
positiva, il 14 luglio Gibson ha quindi realizzato un
trailer del film. E poi, il 21, ha proiettato a Washington
una prima versione non ancora limata dello stesso,
sottotitolata in inglese, per alcuni commentatori e
alcuni scrittori interessati.

È il film più potente che abbia mai visto.

Dal giorno in cui ho assistito alla sua proiezione, non
sono riuscito a levarmelo dalla mente. Quantunque abbia
letto diversi libri sulla morte di Gesù, e udito
innumerevoli omelie ricche di dettagli, non avrei mai
creduto che un essere umano potesse soffrire quanto
soffre il Cristo di Gibson.

Visti dalla prospettiva della madre di Gesù, come il film
permette agli spettatori di fare, i suoi patimenti sono
doppiamente dolorosi: assieme a sua madre, infatti,
assistiamo anche noi all'insopportabile flagellazione che
i romani, obbedendo agli ordini di Pilato, infliggono con
particolare godimento a Cristo fino quasi a causarne la
morte. La colonna a cui Gesù è incatenato non gli arriva
alla cintola e così lo costringe a piegare la schiena
mentre cerca di reggersi in piedi.

Quando viene trascinato via, il suo sangue si spande a
chiazze sul marmo bianco del pavimento. Nel momento più
basso e orribile dell'intera vicenda, quando Gesù viene
incoronato di spine, si odono riecheggiare le risate dei
soldati. E poi Cristo martoriato cade pesantemente sulla
schiena flagellata e sanguinante, schiacciato
dall'impossibile peso della croce.

Patì sotto Ponzio Pilato

In un certo senso, esistono solo cinque narrazioni
storiche della Passione: quelle contenute nei Vangeli di
Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, e quella stilata
in modo scarno ma vivido nelle lettere di san Paolo.
Precedendo le altre di una trentina d'anni, la narrazione
di Paolo è la prima di cui si dipone e, a grandi linee,
rappresenta ciò in cui credeva la prima generazione di
cristiani. Nei secoli, poi, il racconto della morte di
Cristo e il suo significato sono rimasti in gran parte gli
stessi.

Le narrazioni di quesi fatti, che più esaustivamente danno
Matteo, Marco, Luca e Giovanni si completano a vicenda,
spesso sovrapponendosi e a volte contraddicendosi l'una
l'altra in alcuni dettagli secondari che i testimoni
oculari (o chi ne ha raccolto le testimonianze) spesso
riportano in modi diversi.

Ma tutte le narrazioni cristiane concordano sul fatto che
Gesù Cristo abbia sofferto e sia morto per i peccati di
tutti gli uomini di ogni tempo e questo per ordine del
console romano a Gerusalemme, Ponzio Pilato.

Le narrazioni ebraiche concordano peraltro nel dire che
Gesù era un ebreo che soffrì e che morì sotto le autorità
romane.

Alle autorità ebraiche, però, ciò che egli pretendeva di
essere sembrò allora (e così sembra sin da allora)
blasfemo, giacché Cristo annunciò chiaramente di
possedere un'autorità superiore a quella dei sommi
sacerdoti e dei rabbini, disse apertamente di essere più
grande di Salomone e si mise su un piano superiore a Mosè.
Spingendosi addirittura oltre, osò chiamare Dio suo padre.
Ciò che Cristo disse di essere sembrò portare divisione e
al contempo minacciare.

Molte persone - dissero le autorità ebraiche a Pilato -
si erano messe a seguire quell'uomo. La sua storia,
dicevano, mostrava come egli usasse la magia, facesse
miracoli e frequentasse i demoni.
Era stato inviato da Dio, almeno così diceva, «per
adempiere le Scritture». Le sue continue predicazioni
potevano dunque causare sommosse e ribellioni. Ma solo
i romani avevano il potere di fare a Gesù ciò che gli
fu fatto e così fu sotto l'autorità di Ponzio Pilato,
e per mano dell'impero romano, che Gesù «fu crocifisso
[...], morì e fu sepolto».

Al tempo della morte di Gesù, il cristianesimo era
ancora nell'ambito dell'ebraismo.
La stessa Chiesa cristiana non prese inizio dalla
Passione, ma cinquantatré giorni dopo, alla Pentecoste,
quando gli apostoli lasciarono quella sala «al piano
superiore» che si trovava in Gerusalemme con il dono
delle lingue.

Con la sua predicazione, Gesù aveva sfidato direttamente
l'ebraismo, annunciando espressamente una «nuova»
alleanza che doveva «completare» e «compiere» l '«antica».
E non v'è dubbio che la morte di Gesù abbia comportato la
separazione fra cristiani ed ebrei. Ciononostante, da un
punto di vista cristiano, la vita e gl'insegnamenti di
Gesù, così come la sua nuova alleanza, non cancellano né
distruggono l'antica. Dio non può non mantenere le
proprie promesse. Inoltre, se il Creatore non restasse
fedele alla sua prima alleanza con gli ebrei, come
potrebbero i cristiani attendersi da Lui fedeltà alla
nuova alleanza stretta con loro?

I cristiani, quindi, ritengono che il cristianesimo
compia le speranze portate nel mondo dall'ebraismo.
Ritengono pure che gli ebrei che hanno rifiutato il
cristianesimo siano i ricettacoli del primo amore di Dio.
Nel piano misterioso di Dio, il perdurare dell'ebraismo
nel tempo è una grazia che dev'essere rispettata in base
allo stesso principio su cui si regge la fede cristiana:
la fedeltà di Dio e alle sue promesse, che non verranno
mai meno.

I capi ebrei della generazione che conobbe Gesù ne
rifiutarono di fatto la persona e le asserzioni,
accusandolo di blasfemia.

Tuttavia, come dice il Concilio Ecumenico Vaticano II nel
suo pronunciamento sul giudaismo, «[...] gli Ebrei, in
grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui
doni e la cui vocazione sono senza pentimento». Il
Concilio proibisce dunque severamente di presentare gli
ebrei «[...] come rigettati da Dio» e «come maledetti,
quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura»,
deplorando «[...] gli odi, le persecuzioni e tutte le
manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei
in ogni tempo e da chiunque». Questa condanna riguarda
peraltro anche i peccati commessi dalla stessa Chiesa. Il
Concilio, infatti, sottolineando l'eredità spirituale
comune a entrambe le alleanze, ha pronosticato un futuro
in cui le due comunità serviranno Dio «sotto lo stesso
giogo».

Ho vestito i panni dell'ebreo

Il film di Gibson è totalmente coerente con il modo in cui
il Concilio Vaticano II inquadra le relazioni fra ebraismo
e Chiesa cattolica. Ma per gli ebrei The Passion non sarà
una pellicola facile da guardare.

Anzitutto semplicemente perché è interamente incentrato
sulla morte di una persona, Gesù Cristo, che, per molti
ebrei, portò solo la divisione.

In secondo luogo perché non è mai facile rivivere un
momento in cui i capi della propria comunità - per quanto
giustificati dai propri lumi e dal proprio senso di
responsabilità possano essere stati - mostrano
pubblicamente un comportamento ben poco nobile.
Da cattolico, provo umiliazione ogni volta che al cinema
un pontefice, un cardinale, un arcivescovo o addirittura
un semplice sacerdote viene ritratto in maniera poco
onorevole. Anche quando quei personaggi se lo meritano,
lo spettacolo non mi piace.

Nella prima parte del racconto evangelico della Passione,
i sommi sacerdoti di Gerusalemme che stanno di fronte a
Pilato sono - e questo è senza dubbio doloroso per gli
ebrei di oggi - la voce della persecuzione.

Nelle scene iniziali del film, che ho cercato di guardare
immaginandomi di essere ebreo o di avere un collega ebreo
seduto accanto a me, mi sono detto: "È troppo penoso".
Avendo vissuto numerosi momenti analoghi da cattolico,
non ho gradito l'esperienza.

Rapidamente, però, l'azione del film passa ai romani.
I soldati romani infliggono sistematicamente dolore a Gesù
con gusto, canzonandolo a cuor leggero e con il sadismo
pratico di chi sa come tenere sottomessi i popoli che ha
sottomesso.

Il dramma schiacciante sta nel fatto che Cristo si
sottopone volontariamente a queste sofferenze
insopportabili allo scopo di dare un ordinamento
completamente nuovo alla vita umana. Il film, come i
Vangeli, è inequivocabile nel porre questa questione
davanti agli occhi degli spettatori. Sono in qualche modo
i nostri peccati quelli per cui Gesù sta morendo.

La Passione di Gesù Cristo, infatti, non è un dramma
etnico.
Riguarda l'umanità intera. Certo, l'eroe del film è ebreo,
sua madre è ebrea, i suoi apostoli e i suoi seguaci sono
ebrei.
Ma della Passione di Gesù non si comprenderebbe davvero
alcunché se non si notasse come egli sia stato sottoposto
alle sofferenze che ha patito per il bene di noi tutti.
Sin dal principio, l'insegnamento della vita di Gesù è
stato: «Prendi la tua croce e seguimi».

Prima della sua morte, però, il significato di questo
insegnamento non poteva essere compreso appieno. Il film
suggerisce quindi agli spettatori l'idea che, assistendo
ai patimenti di Cristo, i nostri stessi patimenti trovano
un precursore e un maestro.
Soffrire come Cristo può redimere.
Tutto dipende da come disponiamo il nostro cuore alla
sofferenza.

Sulla croce, il Cristo del film di Gibson offre perdono,
riconciliazione e unità.
Attribuire i suoi patimenti ai peccati degli altri, invece
che ai propri, significherebbe associarsi a quei soldati
che, strepitando, gl'inflissero tutto quel dolore a cui
gli spettatori faranno davvero fatica ad assistere.

Se i cristiani accusassero di ciò gli altri,
schernirebbero Cristo una volta in più.
Conficcherebbero ancora una volta la corona di spine nel
suo cranio.

Un incontro con l'Eterno

Vi sono inaccuratezze storiche nel film?
Sì, alcune di poco conto (a cominciare dal latino
pronunciato all'italiana da chi impersonifica i romani).

Il film si discosta dalle fonti storiche?
Chi è abituato a udire spesso le letture evangeliche si
troverà perfettamente a proprio agio, ma Gibson non ha
affatto cercato di realizzare un documentario accademico.
Il suo film è un fluire d'immagini vivide che si susseguono
a ritmo lento stagliandosi su uno scenario che potrebbe
essere qualsiasi luogo del mondo.

Il parlato è in gran parte aramaico (latino quando parlano
i romani), oggi compreso davvero da pochissimi.
I suoni di questa lingua inconsueta pongono però lo
spettatore al di fuori di qualsiasi tempo o luogo,
trasportandolo in una sorta di spazio infinito e universale.

Il clima che The Passion genera è di meditazione e di
contemplazione.
Il tono è lo stupore.
Le emozioni tacciono.
Alla fine della proiezione a cui ho assistito, il pubblico
non ha proferito parola né mosso un muscolo per alcuni
minuti.
Ci siamo sentiti tutti parte di un momento umano
indescrivibilmente importante.
Eravamo stati trasportati in un punto assiale di silenzio
e di meraviglia.
Questa è la potenza di un'autentica opera d'arte; e, nella
sua integrità artistica, The Passion annichilisce tutti i
film biblici che lo hanno preceduto.

I suoi avversari sbagliano

Ma realizzare un film sulla morte di Gesù Cristo è un
evento pubblico e ha conseguenze pubbliche che debbono
essere prese in considerazione.

Prima di vedere The Passion, condividevo le preoccupazioni
fortemente espresse sul film dall'Anti-Defamation League
e da altre organizzazioni ebraiche.

Il modo in cui la Passione di Gesù è stata trattata nella
storia non era affatto rassicurante su Mel Gibson sono
circolate diverse voci negative sin dal momento in cui il
progetto fu annunciato, molte delle quali relative alle
concezioni scismatiche attribuite a suo padre, che oggi
ha novantadue anni.

Cosa più importante, la nostra è un'epoca particolarmente
brutta per gli ebrei del mondo. I tabù che sembravano
essersi solidamente affermati dopo il 1945 si sono
improvvisamente dissolti. In Francia si dissacrano i
cimiteri ebraici, in giro per l'Europa si gridano
pubblicamente slogan orrendi, i film mostrano atti di
violenza perpetrati ai danni di passanti ebrei e nel
mondo arabo i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, che
si pensavano screditati per sempre, vengono accolti a
braccia aperte con nuova creduloneria.

Il film di Gibson, però, semplicemente non fa parte di
questa orribile tendenza.

L'8 agosto, a Houston, alcuni rappresentanti dell'Anti-
Defamation League hanno assistito a una proiezione
riservata della pellicola ancora da limare per poi
lanciare, l'11, un nuovo comunicato che ancora tornava
ad attaccare il lungo-metraggio «nel suo stato attuale».

Ma l'interpretazione che essi hanno dato del film non
quadra con il film che ho visto io.
Gibson omette alcuni dei passi del Nuovo Testamento più
dolorosi per i lettori ebrei, quali per esempio la
frase: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i
nostri figli».

Gibson aggiunge poi alcune scene moderatrici come quella
in cui alcuni farisei si allontanano dal processo contro
Gesù dissentendo dal Sinedrio e quella in cui, più avanti,
un membro dello stesso Sinedrio, Giuseppe di Arimatea,
aiuta a rimuovere il corpo esanime di Cristo dalla croce.

Fattore ancora più importante, poi, la narrazione
gibsoniana mostra come solo Pilato abbia il potere di
mettere Gesù a morte e l'intera economia narrativa del
film attribuisce la responsabilità del gesto a Roma e ai
romani. L'Anti-Defamation League sbaglia ad affermare
che le autorità ebraiche «forzano la decisione» e che il
sommo sacerdote ebreo «controlla» Ponzio Pilato. Gli
ebrei non avevano questo potere e nel film lo dicono.

Pilato cerca sì di passare ad altri la responsabilità,
prima a Erode e poi ai sommi sacerdoti. Finge pure che
la decisione non spetti a lui, ma sa bene che non è
così e quindi impartisce ordini che solo lui può dare.
Ai suoi soldati piace commettere quegli atti brutali,
come ovviamente era già piaciutio loro in precedenza.
Gli storici, del resto, indicano come essi, sotto
Pilato, abbiano compiuto le raccapriccianti operazioni
della crocifissione circa 150 volte.

Non vi è dubbio sul fatto che il processo contro Gesù
non sia stato, nel racconto cristiano, il momento
migliore vissuto dal sommo sacerdote e dal suo consiglio.
Ma le prime due generazioni di cristiani erano quasi
interamente composte da ebrei. I primi cristiani si
ritenevano ancora ebrei e all'inizio erano rimasti
molto colpiti nel vedere come i funzionari ebrei li
rifiutassero e li perseguitassero.
Le narrazioni degli evangelisti sono apertamente scritte
per convincere i credenti ebrei del fatto che Gesù abbia
compiuto le profezie bibliche e quasi ogni parola di
quelle scritte per criticare i capi ebrei di quella
generazione allude alle condanne proferite dai profeti
ebrei contro i capi ebrei precedenti.
I primi cristiani ritenevano che le critiche che essi
rivolgevano agli ebrei fossero quelle tipiche che si
pronunciano all'interno della propria comunità di
riferimento e quindi avevano un taglio diverso da
quello che avrebbero avuto se fossero venute da
elementi totalmente esterni.
Solo gradualmente, e con una certa sorpresa, i cristiani
realizzarono che, pur ritenendosi ebrei zelanti,
appartenevano a una comunità nuova.

Benché potente dal punto di vista visivo come solo i
film possono essere, la pellicola di Gibson riconosce
che le critiche cristiane ai capi ebrei hanno oggi una
valenza differente da quella che ebbero nei primi anni
successivi alla morte di Gesù; nell'insieme, infatti,
il film ammorbidisce gli elementi ebraici della
narrazione evangelica e, seguendo il Nuovo Testamento,
pone l'onore dell'accaduto sulle spalle dei romani.

Eppure gli ebrei non concorderanno affatto nel dire che
Gesù, in quanto Messia, prese su di sé i peccati di tutti,
sacrificandosi.
Questo fa di un film sulla Passione non solo il ricordo
della dolorosa separazione fra due comunità, ma anche
una storia carica di significati drammaticamente diversi
per gli spettatori cristiani e per quelli ebrei.
E per questo non esiste una soluzione immediata, a meno
di bandire a priori qualsiasi tentativo di realizzare
una pellicola sulla morte di Gesù.

La versione gibsoniana, però, non vuole provocare
divisioni né minacciare gli ebrei.
Senza fare facili prediche, senza l'ausilio di commenti
esterni, questo rivivere cinematograficamente quelle
scene ha il potere di trasformare in modo poderoso,
misterioso e pacato.
Quando The Passion verrà proiettato il prossimo Mercoledì
delle Ceneri, il suo effetto nel mondo sarà quasi
certamente conciliante, rappacificante e
tranquillizzante, giacché il film suscita stupore di
fronte alle sofferenze che c'infliggiamo gli uni gli
altri.

Attraverso il film, lo spettatore è costretto ad
assistere alla passione di un singolo uomo.
Un uomo che pretende di essere il Figlio di Dio sa in
anticipo, come la pellicola mostra, la pena sconfinata
che sta per patire, al solo pensiero della quale suda
sangue.
Ma egli accetta volontariamente questo fardello e
persevera a ogni colpo inflitto nelle sue carni solo
per dare un modo nuovo di vivere all'intero genere
umano.

Ciò che Gibson ha saputo fare non sgorga solamente,
nemmeno principalmente, dall'arte di un cineasta.
Che egli l'abbia inteso così o no, forse perché nel
film Gibson mette soltanto la disadorna schiettezza dei
Vangeli, The Passion è una meditazione e una preghiera.

Michael Novak
(Traduzione di Marco Respinti)
© il Domenicale-The Weekly Standard

roby noris
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Messaggioda roby noris » lun mar 15, 2004 11:06 pm

che il Novak abbia qualche azione nella Icon del Mel?
Fossi il Mel qualcuna gliela regalerei per riconoscenza. Mi chiedo cosa si saranno inventati il Novak e compagni quando è uscito il Nome della rosa? Forse che non c'era abbastanza horror per convincere. E su Arancia meccanica? Che era una commediola immorale. E naturalmente Eyes Wide Shut un porno. Con i filippini che, come ci ricorda Paolo (è un genio), si inchiodano per davvero durante le processioni il Mel è un sado/maso dilettante: insomma se ognuno le sue turbe e le sue perversioni se le facesse fuori sul lettino giusto, chissà forse almeno avremmo del cinema migliore. Avete in mente Il Cronemberg di Crash? Se non l'avete visto siete stati fortunati. Chi scommette con me che se il Mel lo conosce prima o poi la Icon produrrà qualcosina con i due dietro alle cineprese. E allora il Novak dirà che il Mel ha abbandonato la retta via. E i filippini che hanno perso Madre Teresa per la seconda volta.

paolo
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Messaggioda paolo » gio mar 18, 2004 6:50 pm

roby noris ha scritto:... E su Arancia meccanica? Che era una commediola immorale. E naturalmente Eyes Wide Shut un porno. ...


roby mi sa che siamo restati in pochi ad conoscere e apprezzare SK.
cmq aggiungi:
- "The Shining": pallosa ed intimista elucubrazione sulla difficoltà della relazione di coppia...
- "2001: a space odissey": si, vabbè, ma star trek è meglio...

ps: a proposito di EWS, ho le due versioni, con e senza "braghettoni", tu quale intendi???

roby noris
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Messaggioda roby noris » gio mar 18, 2004 8:35 pm

non sapevo che girasse una versione di EWS castigata, comunque siccome al peggio non c'è limite... Ho comunque la v.o. che purtroppo rimprovero al buon Stanley di aver voluto in 4:3. Probabilmente per paura che le orecchie gliele tagliassero altri a piacere per adattarlo alla TV e ai gusti di quelli che altrimenti cercano disperatamente di regolare il televisore "perché ha delle brutte righe nere sopra e sotto"!
Fra i desideri ormai irrealizzabili vorrei un EWS in supppercinemascope.
Per me rimarrà sempre fra i film più belli della storia del cinema. Uno dei dieci da portar via in caso di abbandono del pianeta.

Por
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Messaggioda Por » ven mar 19, 2004 12:20 am

Ho visto The Passion questa sera al cinema a Berna (prima svizzera?). Sala sorprendentemente semivuota. Una donna presa da spasmi durante la via verso il golgota si è messa a urlare come un'isterica (in sala, non nel film...). Altrimenti niente di speciale. Il film non mi è piaciuto un granchè, non vale nemmeno troppo la pena di parlarne... Sono solo sorpreso dalle reazioni estreme che questa pellicola ha suscitato: non trovo Mel Gibson più antisemita o Madre Teresa di quando ha fatto Braveheart, salvo che quello era un gran bel film. Il commento di Novak è semplicemente patetico...

Por
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Messaggioda Por » sab mar 20, 2004 3:09 am

Ecco, per una volta mi ritrovo perfettamente in un comunicato congiunto di protestanti e cattolici. Mi vien quasi da festeggiare l'avvenimento...

Les Eglises suisses mitigées face au film "La Passion du Christ"
BERNE - Des responsables des Eglises suisses ont assisté à la projection du film de Mel Gibson, "La Passion du Christ". Pas fiable, simplificateur, mais pas si important. C'est la réaction des catholiques et des protestants dans un communiqué commun.
Ce film tombera rapidement dans l'oubli, estiment les Eglises suisses, soit la Fédération des Eglises protestantes de suisse (FEPS) et la Conférence des évêques suisses. Il s'agit d'un film superflu, auquel il ne faut pas accorder une trop grande importance, ont-elles poursuivi.

Malgré les aspects problématiques un rejet total ne s'impose pas: le film pourrait par exemple inciter certaines personnes à relire la Bible.

L'interprétation que fait Mel Gibson de la Passion du Christ prête le flan à la critique: elle se limite à la souffrance. Les autres aspects de l'apport du Christ sont gommés. On peut en outre se demander si la représentation crue de la violence n'est pas de nature à empêcher la réflexion, contrairement à la lecture qui permet à l'imagination de travailler, soulignent les Eglises.

Enfin, ce film recèle le danger de réveiller l'antisémitisme comme cela a déjà été soulevé dans des débats dans d'autres pays. Ainsi, il est "irresponsable" de restituer le "cliché des meurtriers du Christ" sans l'accompagner d'un commentaire adéquat.


Source: Agence Télégraphique Suisse

Dani Noris
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Messaggioda Dani Noris » mar mar 23, 2004 10:07 pm

Ridatemi Mel Gibson
dei tempi vecchi
Ridatemi Mel Gibson
di "due nel mirino"

paolo
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Messaggioda paolo » ven mar 26, 2004 8:39 pm

... allora preferisco MAD MAX !!!!

lucia
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Messaggioda lucia » dom mar 28, 2004 3:12 pm

ed io i primi "arma letale", quelli senza mucca placida

roby noris
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Messaggioda roby noris » mar mar 30, 2004 9:22 pm

continuando volenti o nolenti a leggere commenti che preparano al (sigh!!) evento cinematografico pasquale, non si può che constatare che di questo film nessuno parla come di un film ma come di un evento religioso. E allora se ne leggono di tutti i colori. Ma se questo film fosse considerato un film forse qualcuno si accorgerebbe che è un brutto film, che non approfondisce quasi nulla della figura del protagonista storicamente esistito né del movimento millenario nato dai suoi seguaci, che enfatizza solo l'orrore della sua fine senza dar nessuna ragione del motivo che lo spinge ad accettare le torture e la morte senza tentare di evitarle quando avrebbe avuto mezzi almeno per provarci. Insomma la critica a un film su un personaggio storico a capo di un movimento religioso forse qualcuno saprebbe anche farla come si deve, ma se tutto si sposta su una sorta di evento religioso allora rimane ben poco da commentare. Mi hanno offerto dei biglietti per l'anteprima ticinensis, ho ringraziato per l'attenzione ma ho detto che avevo un pessimo giudizio di questo film di cui sconsigliavo la visione. Attonito e incredulo l'interlocutore all'altro capo del telefono ha chiuso con "effettivamente ci sono pareri diversi".

Por
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Messaggioda Por » gio apr 01, 2004 12:43 am

Quello che mi stupisce è che dei cristiani intelligenti e apparentemente coscienti del contenuto del messaggio pasquale possano considerare questo film un "evento". In cosa Mel Gibson è innovatore, salvo l'atroce crudeltà delle scene? Cosa significano quelle due ore di macello di fronte ai 10 secondi di patetica resurrezione finale? Dove, all'infuori della storia che già più volte è stata narrata, vi è un reale elemento di conversione alla verità proclamata dai vangeli? Penso che l'entusiasmo suscitato da questo film sia sintomo di una frustrazione di alcuni cattolici, che vedendo esclusa la "buona novella " dai circuiti mediatici si infervorano ogni volta che un preteso ambasciatore della fede si affaccia su questo povero mondo globalizzato. L'anno scorso la RAI aveva prodotto e diffuso una fiction su Gesù, patetica e buonista e politically correct certo, ma sicuramente più attenta al vero senso della crocifissione: non la sofferenza e la morte, ma la risurrezione per la salvezza dell'uomo. Sembra che Gibson goda a mostrare la cattiveria dei carnefici, senza dare un senso al cammino della croce. Penso che sia peccato; se non avessi conosciuto bene la storia prima del film avrei pensato che Gesù Cristo è masochista...

roby noris
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Messaggioda roby noris » gio apr 01, 2004 5:50 pm

Dante Balbo mi ha passato l'articolo che segue e che è piuttosto interessante. Mi pare confermi quanto la polemica sull'antisemitismo di questo film sia inconsistente. Da ciò che ho letto comunque credo si possa essere ormai certi che si sia trattato di una polemica costruita ad arte dalla macchina produttrice del film che ha saputo, grazie ad accorgimenti di questo tipo, trasformare un sicuro flop nell'evento cinematografico dell'anno. Mi era piaciuto il commento di Michael Douglas all'uscita americana che in questo senso diceva che ciò che lo colpiva davvero di questo film era il fatto che doveva uscire al massimo in 2400 sale e invece la prima era in 4000 sale. Questo è il fatto davvero incredibile (questo lo dico io :D )


Giornalista ebreo difende il film di Mel Gibson



LOS ANGELES, 2 febbraio 2004 (ZENIT.org http://www.zenit.org ).-L'accusa di antisemitismo lanciata a Mel Gibson e al suo film "La Passione di Cristo", è assolutamente infondata e anzi la ricostruzione fatta degli ultimi istanti di vita di Gesù concorda sia con il Vangelo che con il Talmud. A dirlo è il giornalista ebreo David Klinghoffer.

Uno "sguardo schietto" agli "antichi scritti giudaici", che riguardano la crocifissione di Gesù, dovrebbe riuscire ad ammutolire i detrattori del film dell'attore americano, ha affermato il giornalista in un articolo apparso sul "Los Angeles Times" il 1 gennaio scorso.

David Klinghoffer, opinionista per il "Jewish Forward", ed autore del volume "The Discovery of God: Abraham and the Birth of Monotheism" e del libro apparso di recente "Why the Jews Rejected Christ: In Search of the Turning Point in Western History", sostiene che non solo il Vangelo - da cui Gibson ha tratto ispirazione - ma anche la stessa tradizione giudaica mostra che gli ebrei hanno giocato un ruolo importante nella uccisione di Gesù.

"Se Gibson è antisemita - ha detto Klinghoffer - allora lo sono anche il Talmud e Maimonides, il più grande saggio ebreo dell'ultimo millennio", ha affermato il giornalista aggiungendo poi "noi sappiamo bene cosa dicono i giudei (...) sopra l'uccisione di Gesù".

All'incirca intorno al 500 d.C. dalla collazione di una serie di racconti rabbinici, che erano stati tramandati per secoli come "Legge Orale" (Torah-she b'al-Peh) si giunse al testo sacro del Talmud.

A partire dal XVI sec. il testo venne censurato e i passaggi su Gesù e la sua uccisione vennero eliminati, per scampare all'odio dei cristiani. Negli antichi manoscritti però sono ancora presenti, tanto che oggi a volte si possono trovare le parti censurate nell'appendice di alcune edizioni del Talmud.

Un esempio significativo, a suo avviso, si trova in una sezione del Talmud nota come "Sanhedrin", che tratta delle procedure dell' Alta Corte di Giustizia ebraica: "Jesù di Nazareth venne impiccato nel tempo della Pasqua ebraica. E il messaggero venne inviato a [dire] di fronte a lui per 40 giorni,' è stato emesso come verdetto che [Jesù] verrà lapidato, perchè ha fatto pratiche magiche, ha istigato e traviato Israele. Tutti coloro che sanno qualcosa a suo favore, sono invitati a venire e a fare dichiarazioni sul suo conto'. E nulla trovarono in suo favore".

Il giornalista nel suo articolo ha affermato: "Il Passaggio indica che il destino di Gesù era interamente nelle mani della Corte di giustizia ebraica. Le ultime due imputazioni sulla fedina penale di Gesù, che egli "ha istigato e traviato" i fratelli ebrei, sono termini tratti dalla legge biblica giudaica indicanti un individuo che ha influenzato altre persone a servire falsi dei, un crimine punibile con la lapidazione prima, e poi la pena di essere appeso ad una forca fatta di legno".

Nella "Mishnah", l'opera rabbinica sui cui si basa il Talmud, compilata intorno all'anno 200, il rabbino Eliezer spiega che tutti coloro che sono morti per lapidazione, devono in seguito venire appesi per le mani a due pezzi di legno a forma di lettera "T" - in altre parole, a forma di croce. (Sanhedrin 6:4).

David Klinghoffer ha ancora aggiunto però che "Questi testi tramandano delle credenze religiose, e non necessariamente dei fatti storici. Il Talmud in altri luoghi concorda con il Vangelo di Giovanni sul fatto che a quel tempo i giudei non avevano il potere di eseguire le pene di morte".

Maimonides, che scrive nell'Egitto del XII sec, ha aggiunto in seguito Klinghoffer "nel suo grande sommario sulla legge e la religione ebraica, il 'Mishneh Torah', scrisse di 'Jesù di Nazareth, che diceva di essere il Messia, ma venne condannato a morte della Corte di giustizia'.

E ancora nella sua "Epistola a Yemen", Maimonides sostiene che "Jesù di Nazareth...interpretava la Torah e i suoi precetti in un modo tale che avrebbe condotto al loro annullamento. I savi, di benedetta memoria, venuti a conoscenza dei suoi piani prima che la sua reputazione si diffondesse in tutta la popolazione, gli assegnarono una pena adeguata".

In più, osserva infine il giornalista, "una degli studiosi che più hanno attaccato Gibson - Paula Fredriksen, professoressa di studi religiosi presso l'Università di Boston - è l'autrice di un libro frutto di accurate ricerche, 'Jesus of Nazareth', nel quale egli suggerisce che furono gli Alti Prelati che diedero le informazioni su Jesù alle autorità romane".

lucia
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Messaggioda lucia » dom apr 04, 2004 10:33 am

qualche sere fa un "porta a porta" sull'argomento, guardato solo parzialmente. il succo del giudizio era che non è certamente un film antisemita, che i romani ne escono molto peggio, che Hanna e Chaifa erano due filibustieri noti, con buona pace degli ebrei presenti

ma che è un brutto film per molti

e che il bisogno di Mel gibso di mostrare la sofferenza, che già si era rivelato in Braveheart, qui diventa quasi parossistico

Dani Noris
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Messaggioda Dani Noris » dom apr 04, 2004 2:25 pm

invece mi sono riguardata Dogma che apparentemente è quanto di più dissacratorio ci possa essere ma in definitiva offre un messaggio decisamente religioso. Un gioiellino

Yari
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Messaggioda Yari » ven apr 09, 2004 11:47 am

Giovedì 8 aprile sul "Giornale del Popolo" è apparso, a pagina 11, il commento alla Passione di Don Giorgio Paximadi. L'articolo comincia con un curioso, fulmineo e quasi sbrigativo "A me è piaciuto", e sviluppa con notevolissima lucidità anche alcuni aspetti discussi qui in precedenza. Visto che l'autore dell'articolo non è estraneo a nessuno -ed è oltretutto una presenza fissa di Caritas Insieme- vi invito a prendere posizione.

(Per quel che mi riguarda andrò a guardarmi anch'io la Passione e vi dirò. Vi anticipo però che le polemiche mi hanno tolto quasi del tutto la voglia di godermi il film. Mah.)

roby noris
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Messaggioda roby noris » ven apr 09, 2004 3:05 pm

Ho letto l'articolo di don Giorgio Paximadi che non mi smuove di una virgola dalla mia posizione già ampiamente espressa in questo topic nonostante apprezzi molto il lavoro di don Giorgio e generalmente la sua lucidità espositiva. Sul piacere o non piacere c'è poco da discutere, è una questione di sensibilità. Sulla valutazione del film invece credo ci siano delle considerazioni un po' più oggettive e, pur non avendo voglia di ripetermi, sono certo che questo film sia una specie di horror mediocre che sarebbe stato stroncato completamente da critica e pubblico se parlasse di un altro personaggio storico capostipite di un movimento religioso e non di Gesù Cristo. L'orrore rappresentato è noioso e ridondante per chi è abituato e apprezza l'horror di classe, ma è insopportabile o commovente per chi di questo genere non sa nulla ne si sognerebbe mai di guardare qualcosa. Non sento perciò le critiche al film, anche quelle più intelligenti come quella di Paximadi, come critiche a un prodotto cinematografico ma sostanzialmente come prese di posizione rispetto a un evento che è riuscito nella settimana Santa a far parlare di Gesù Cristo più di quanto possa fare tutto il clero mondiale mobilitato in questo periodo liturgico particolarmente importante per la chiesa cattolica. Questo mi sembra essere la vera questione che sta dietro a tutte le critiche positive di chi llegge il film come una occasione catechetica non indifferente.
Ho l'immodestia di credere di sapere qualcosina di cinema e di potermi permettere serenamente questo giudizio.
Anche sull'evento mediatico mi permetto comunque di avere moltissime riserve perché sono un cartesiano che forse sopravvaluta la potenzialità intellettuale degli umani e quindi si sorprende nel vedere che questi abitanti dell'universo siano toccati nel loro intimo solo da shock emotivi più che da fatti, considerazioni, analisi, su ciò che è importante o potrebbe esserlo. Che la passione di Cristo diventi oggetto di discussione mondiale a partire da un mediocre film ad effetto che ha stravinto una battaglia di marketing senza precedenti e non sulla base di tutto lo strumentario ben più serio di cui chiunque lo voglia può disporre, mi rattrista.
Ultima modifica di roby noris il ven apr 09, 2004 8:46 pm, modificato 1 volta in totale.


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