eutanasia

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roby noris
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eutanasia

Messaggioda roby noris » mar set 28, 2004 12:02 pm

Dante Balbo mi passa una recensione e alcune segnalazioni che vi ripropongo. La recensione qui di seguito si riferisce alla prima segnalazione che la segue e cioè La morte condivisa di Giovanni Franzoni. Buona lettura.

Vivere la morte in responsabile attesa

La morte condivisa è un volumetto che si legge tutto d’un fiato, dalla
prima parola all’ultima, e quando si è appena gustata la poesia di chiusura
di Rabrindranath
Tagore lo si ricomincia da capo, questa volta con maggiore lentezza
meditando su ogni passaggio.

Giovanni Franzoni fa vibrare in queste pagine la propria esperienza di
pensatore, ci spinge ad aprire spazi profondissimi di riflessione, la sua
forza consiste
anche e soprattutto nel non dare nulla per scontato, nel non sentenziare
facili conclusioni. Si può essere d’accordo o meno sulle posizioni di
Franzoni
riguardo alle tematiche di bioetica di fine vita affrontate in questo
lavoro, e personalmente non lo sono in alcuni punti, si può anche mettere in
dubbio,
e credo che l’autore non ne avrà a male, che questo sia un lavoro di
bioetica nell’accezione specialistica del termine, di certo non ci si può
sottrarre
alle domande di senso sulla vita e sulla morte evocate ad ogni pagina.

Franzoni cerca di risignificare il termine “eutanasia”, buona-morte,
attraverso un processo di “purificazione” dei sedimenti storico-linguistici
e ideologici
che gravano su di esso. Tale processo implica una critica della concezione
della morte come “occasione”, la morte individualizzata, vista come momento
di giudizio sulla propria vita (e qui la critica va anche ad un certo modo
cristiano di vivere la morte), e l’apertura ad una morte “condivisa” intesa
cioè come un fatto che riguarda una “comunità di persone”:

Muore un individuo, sembra si pensi in occidente, non muore una componente
della comunità. La morte non è condivisa ma è solo pianta in un lutto che
sembra
esorcizzare il pericolo della morte per i sopravvissuti (p. 19)

Sviluppando questa sua convinzioni l’autore spazia tra riferimenti
filosofici, letterari, etnologici, mitologici, biblici, teologici (relativi
a diverse
religioni), citando spesso autori “scomodi” (da Simone Weil ad Hans Kung, da
Epicuro al Tommaso Moro del capo 97 di Utopia) a supporto della tesi della
liceità del “suicidio per necessità”, quindi il suicidio non come frutto di
una scelta individualistica, ma come esigenza di rispetto verso se stessi
davanti
ad una situazione “intollerabile e indegna” (cfr. p. 87-88 e 101-102).

Tra gli estremi della difesa ad oltranza del divieto ippocratico e la difesa
ad oltranza di un diritto individuale alla libertà, esiste una possibilità
diversa, quella che riconosce all’uomo una libertà responsabile anche
davanti alla fine della vita, se questa vita non è più vita, la morte viene
“ricomposta”
così nel “contesto comunitario e familiare”. In questa ottica alla stessa
discussa legge olandese sull’eutanasia sembra che venga riconosciuta una sua
validità (p. 103-108), viene sciolto in senso possibilista (di interruzione
dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale) anche il nodo
problematico
dei malati in SVP (Stato vegetativo permanente), e viene posta una forte
enfasi per le cure palliative come accompagnamento comunitario alla
buona-morte
(p. 111-112). La prospettiva di riferimento dell’autore è quella della
teologia del dono, che ci interroga in profondità, ci scuote
prepotentemente:

Dio è un donatore, non solo, è un donatore di massima liberalità:; come si
può pensare che non lasci a colui che ha ricevuto il dono la responsabilità
di
fruirne liberamente e di restituirlo devotamente quando esso si fosse
trasformato in un onere insopportabile? (p. 118).

La tesi cara ad una certa teologia ebraica di un Dio che creando si
impoverisca perché limita la sua libertà e diventi un “mendicante di amore”
è suggestiva
e intensa perché ci pone davanti al mistero della sofferenza e della
libertà.

Giovanni Franzoni, La morte condivisa, EDUP (Edizioni dell’Università
Popolare), 2002, € 8,00

Edizioni dell’Università Popolare

Via del Corso, 101

00186 Roma

te. 06-692043320

www.edup.it
***
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