Inquisizione

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Dante Balbo
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Inquisizione

Messaggioda Dante Balbo » mer giu 16, 2004 10:39 am

Ecco cosa ci è arrivato stamattina


Sir, 16 giugno 2004, 15:25
- INQUISIZIONE: SANTA SEDE, I "LUOGHI COMUNI" SU
"CACCIA ALLE STREGHE" E PENA DI MORTE

Il ricorso alla tortura e la condanna alle pena di morte,
nella storia dell'Inquisizione, "non furono così frequenti
così come si è per molto tempo creduto".
Lo ha detto Agostino Borromeo, curatore del volume su
"L'inquisizione", presentato oggi in Vaticano.

"Ormai gli storici - ha affermato il relatore - non usano
più il tema dell'Inquisizione come strumento per difendere
o attaccare la Chiesa", perché a differenza di quanto in
passato "il dibattito si è spostato sul piano storico, con
statistiche serie", anche grazie al "grosso passo avanti"
rappresentato dall'apertura degli archivi segreti dell'ex
Congregazione del Sant'Uffizio, voluta dal Papa nel 1998.

"Oggi è possibile fare la storia dell'Inquisizione
prescindendo dai luoghi comuni perpetrati fino all'Ottocento",
ha puntualizzato lo studioso. Interrogato dai giornalisti
sulla "caccia alle streghe", Borromeo ha citato, in
particolare, l'attività dell'Inquisizione spagnola, che su
125. 000 processi ha mandato al rogo 59 "streghe"; 36 ne
sono state bruciate in Italia, 4 in Portogallo.
"Se si sommano questi dati - ha commentato - non arriviamo
neanche ad un centinaio di casi, contro i 50.000 di persone
condannate al rogo, in prevalenza dai tribunali civili, su
un totale di 100.000 processi (civili ed ecclesiastici)
celebrati in tutta Europa nell'età moderna".

Analogo discorso per la pena di morte: sui 44.674 processi
celebrati dall'Inquisizione spagnola tra il 1540 e il 1.700,
si legge nel volume, i condannati a rogo ammontano all'1,8%,
cui va aggiunto un altro 1,7% di condannati a morte in
contumacia (veniva bruciato un manichino con il nome e
cognome della persona che si era data alla fuga.
Per quanto riguarda, invece l'Italia, il tribunale
dell'Inquisizione di Aquileia-Concordia (nella diocesi di
Udine), tra i primi 1.000 processi istruiti, i condannati a
morte sono stati solo 5 (lo 0,5%).
Numeri più "alti", invece, per l'Inquisizione portoghese: tra
il 1.540 e il 1629 su 13.255 processi, le condanne a morte
costituirono il 5,7%, anche se negli anni successivi
l'attività repressiva è calata progressivamente (segue).


Sir, 16 giugno 2004, 15:210
- INQUISIZIONE: SANTA SEDE, I "LUOGHI COMUNI" SU "CACCIA
ALLE STREGHE" E PENA DI MORTE (2)

"Una domanda di perdono non può riguardare che fatti veri e
obiettivamente riconosciuti. Non si chiede perdono per
alcune immagini diffuse all'opinione pubblica, che hanno più
del mito che della realtà".
Il card. George Cottier, teologo della Casa pontificia, ha
sintetizzato in questi termini - durante la presentazione
alla stampa del volume vaticano su "L'Inquisizione" '98 -
la richiesta di "perdono" e di "purificazione della memoria"
avanzata dal Papa nel corso del Giubileo e rinnovata oggi,
nella lettera scritta in occasione della pubblicazione del
volume citato.

Una richiesta che ha colpito per la "novità" e l'"audacia",
durante l'anno giubilare, suscitando anche alcune
"perplessità" tra i prelati, ha ammesso Cottier, che però
ha precisato: "Quando domandiamo perdono, non condanniamo.
Usare violenza per difendere la verità è un atteggiamento
oggettivamente da riprovare, tuttavia occorre chiedersi quale
sia la responsabilità individuale".

"Tutti siamo condizionati dalla mentalità comune", ha
aggiunto, menzionando il "senso della relatività del giudizio
morale di fronte ad atti su cui la coscienza cristiana
comincia poco a poco a vedere chiaro. Basti pensare che un
Paese come la Francia ha abolito la pena di morte solo nel
1976".

A mettere in guardia da "un certo anacronismo", che consiste
nell'"attribuire ad un'epoca ciò che conosciamo oggi" è stato
anche il card. Roger Etchegaray, già presidente del Comitato
centrale del Grande Giubileo, che ha definito esemplare
l'atteggiamento tenuto da Giovanni Paolo II "in tutto il suo
pontificato, ma specialmente durante il Giubileo", quando "ci
ha insegnato a non avere paura né delle persone, né di niente,
ancor meno della verità".

A rivelare episodi "inediti" sui rapporti tra l'Inquisizione e
la Biblioteca Vaticana è stato il card. Jean Louis-Tauran,
archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che ha
rivelato come a distanza di oltre tre secoli saranno
nuovamente trasferiti nella Biblioteca Vaticana parte dei
"cinque sacchi grandi di libri proibiti dai custodi della
libreria apostolica al Sant'Officio della SS. Inquisizione
di Roma"; l'elenco di tali opere non è stato ancora pubblicato,
ma sembra che tra essi rientrino autori del calibro di Erasmo
da Rotterdam.

[FINE]


Nell'opinione pubblica l'immagine dell'Inquisizione rappresenta
quasi il simbolo di tale antitestimonianza e scandalo.
In quale misura questa immagine è fedele alla realtà?
Prima di chiedere perdono, è necessario avere una conoscenza
esatta dei fatti e collocare le mancanze rispetto alle
esigenze evangeliche là dove esse effettivamente si trovano.
E' questa la ragione per cui il Comitato si è rivolto a storici,
la cui competenza scientifica è universalmente riconosciuta.

LETTERA DEL SANTO PADRE AL CARD. ROGER ETCHEGARAY
IN OCCASIONE DELLA PUBBLICAZIONE DEGLI ATTI DEL
SIMPOSIO INTERNAZIONALE "L'INQUISIZIONE"
15.06.2004


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D.G.B.

Yari
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Messaggioda Yari » mer set 15, 2004 2:07 pm

"Quando domandiamo perdono, non condanniamo.
Usare violenza per difendere la verità è un atteggiamento
oggettivamente da riprovare, tuttavia occorre chiedersi quale
sia la responsabilità individuale"

Non mi piace per niente quel "tuttavia".

Prima di chiedere perdono, è necessario avere una conoscenza
esatta dei fatti e collocare le mancanze rispetto alle
esigenze evangeliche là dove esse effettivamente si trovano.

Esigenze? Forse non ho capito.
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