conoscere l'Islam

L'incontro fra culture è una ricchezza straordinaria quando il dialogo non è perdità della propria identità ma scambio di esperienze e di conoscenze.
roby noris
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conoscere l'Islam

Messaggioda roby noris » dom set 19, 2004 8:47 pm

Partendo da un articolo che Fulvio Pezzati ha scritto per il nuovo numero della nostra rivista Caritas Insieme che vi propongo, nasce il desiderio di continuare questa riflessione. In coda alcune segnalazioni bibliografiche interessanti di Bernard Lewis.

link con la versione grafica dell'articolo sulla rivista Caritas Insieme n.4 settembre/ottobre 2004 http://www.caritas-ticino.ch/riviste/el ... 7Islam.pdf

INCONTRARE L'ISLAM
di Fulvio Pezzati
«Dio é morto in Europa?» scriveva Newsweek nell’estate del 1999. Nello stesso periodo il Sinodo dei vescovi osservava «l’ateismo pratico e il materialismo sono molto diffusi in tutta l’Europa: senza essere imposti con la forza, e per lo più nemmeno esplicitamente proposti, essi inducono a pensare e a vivere come se Dio non esistesse». Commentando la situazione André Glucksmann si chiedeva perché l’Europa, caso unico al mondo, é diventata il continente di atei dove si vive «come se Dio non esistesse»? E perché sul resto del pianeta si uccide allegramente in nome dell’essere supremo?
Chi avrebbe immaginato che la cultura europea del «Dio é morto», che in questo é completamente diversa da quella americana, solo cinque anni dopo si sarebbe trovata confrontata con la questione mussulmana? Questione dai molteplici aspetti sociali e politici, ma comunque innegabilmente, eminentemente religiosa. Di fronte all’islam, l’Europa dell’inizio del terzo millennio, é in primo luogo totalmente ignorante, in senso proprio. Di fronte alla rinnovata vitalità di questa religione, questa situazione é assai spiacevole e preoccupante. La nostra conoscenza dell’islam, dei suoi contenuti e della sua storia é praticamente nulla. Ciò ci porta, probabilmente, a commettere dei grossi errori nel confronto geopolitico, come sembrano indicare la situazione in Irak, in Afganistan, ma anche in Cecenia e nel Caucaso in generale ancor più vicino in Bosnia.
Il confronto con l’islam non é solo di natura teologica e geopolitica, distante dalla nostra vita quotidiana (ma non da quella dell’Irak occupato), ma, nel contesto dei nuovi fenomeni migratori, prodotti dai grandi squilibri tra nord e sud e dal miglioramento dei mezzi di comunicazione concreti e virtuali, che non accennano a diminuire, si é spostato anche in Europa, in casa nostra, anche in Svizzera dove vivono ormai circa 100'000 islamici e in Ticino dove ve ne sono circa 6'000. Si poteva pensare che quei grandi normalizzatori, che sono il consumismo e la televisione, avrebbero rapidamente coinvolto anche l’islam nel processo di secolarizzazione. Così però non sembra essere, almeno i quei paesi che non vogliono, o non sono in grado, di condurre una politica di integrazione degli immigrati.
Anche nel confronto quotidiano con le comunità islamiche presenti ormai in tutta Europa, sembriamo disarmati e goffi. Un esempio per tutti é la questione del velo. Che cosa rappresenta davvero il velo per le donne mussulmane? Trenta, quarant’anni fa, anche le donne cattoliche portavano il velo. Facendo di ogni erba un fascio, senza saper fare alcuna distinzione, proponendo leggi come quella francese, che la cultura mussulmana non é certo pronta a accogliere, non stiamo facendo un regalo agli estremisti e ai fondamentalisti?
La questione mussulmana deve essere affrontata a diversi livelli teologico, culturale, politico, militare, ecc. che é bene riuscire a distinguere, ma occorre affrontare anche i problemi molto pratici e quotidiani della convivenza con comunità mussulmane sempre più presenti e che trovano nella comune religione un’importante fattore di identità.
La Svizzera, e il Ticino in particolare, sono stati finora un pò al riparo. Non siamo ancora stati confrontati con il terrorismo attivo e nemmeno con i fiancheggiatori. Le questioni del velo, delle ragazze a scuola, della costruzione delle moschee ci hanno finora sostanzialmente risparmiato. In Ticino in particolare si é dato prova di un certo pragmatismo. I mussulmani hanno potuto avere un loro cimitero a Lugano, senza troppi clamori. A Chiasso vi é una biblioteca mussulmana. I rapporti sono pacifici e soddisfacenti. Ma fino a quando? Non é pensabile che, prima o poi, la questione del velo o quella della moschea o ancor di più quella di una scuola mussulmana non si pongano anche da noi. Sul fronte del terrorismo é possibile che gli estremisti si fermino a Milano, Como, Varese, dove personaggi sospetti vengono arrestati o almeno allontanati con frequenza preoccupante? E la politica estera della Svizzera fino a quando riuscirà a preservarci da terribili attacchi?
Come nella grande politica (l’uso dei mussulmani del Caucaso in funzione anticomunista e antisovietica), anche nella vita pratica la nostra ignoranza arrischia di farci fare la figura degli apprendisti stregoni. Un esempio é stato il recente tentativo di utilizzare la questione mussulmana nell’ambito della campagna di votazione relativa al nuovo diritto delle naturalizzazioni. Una stupidaggine. Certo in campagna elettorale c’é sempre una certa tendenza a esagerare e a fare un pò di demagogia e quindi la portata delle dichiarazioni degli scorsi giorni del Comitato contro il nuovo diritto delle naturalizzazioni non deve essere esagerata, anche perché, quando un comitato politico ricorre a argomenti così manifestamente demagogici e sopra le righe, significa sempre che si sente debole. In demografia le evoluzioni esponenziali non durano mai. Se noi proiettassimo nel medesimo modo i dati relativi all’immigrazione italiana e spagnola negli anni sessanta, oggi in Svizzera il tedesco dovrebbe essere una lingua minoritaria. In realtà l’immigrato si adegua in modo molto rapido alle abitudini indigene quanto al numero di figli. Ma l’uso strumentale della questione mussulmana in un dibattito nel quale c’entra poco o niente, in questo momento é perlomeno inopportuno.
Oggi il confronto con l’islam é geopolitico da una parte e quotidiano dall’altra. E' difficile discutere e ragionare sotto le bombe irachene, cecene o palestinesi, che siano, e in guerra i militari devono fare la loro parte. Ma ciò nonostante l’islam deve essere studiato e capito. Le guerre finiranno, ma il confronto con la comunità islamica in Europa e anche in Svizzera continuerà e é assolutamente necessario riuscire a integrarla. Forse mai come in questo caso la valenza biunivoca del termine integrazione, cioè di reciproco avvicinamento e arricchimento, appare pregnante. Dobbiamo capire che cosa possiamo concedere, ma anche l’islam deve interrogarsi e riflettere. Non é facile per una religione per la quale la separazione tra fede e politica é stata un non-senso e un non-problema fino al novecento e all’apparizione di Ataturk e poi di altri leader, modernizzatori ma tutt’altro che democratici. La legge e la tradizione islamica, come spiega per esempio Bernard Lewis, hanno dedicato per secoli una grande attenzione al problema dei non-mussulmani (gli infedeli) in terra islamica, ma poco o nulla si sono interessate dei mussulmani in terra non-mussulmana. L’islam non ha perciò conosciuto il confronto tra fede e politica, tra religione e ragione. Il processo di secolarizzazione é recente e sembra in regressione. La partecipazione al processo di elaborazione dei diritti dell’uomo, culminato con la dichiarazione dell’ONU del 1948 é stata marginale. Ma la nuova situazione, nella quale le comunità islamiche sono presenti, come componente minoritaria ma importante, in altre società e paesi, impone che anche l’islam si confronti con i diritti dell’uomo, che non possono non essere la discriminante. Questo implica il superamento di qualsiasi reciproca tentazione di considerarsi dei nemici: a livello religioso, politico o culturale, ma anche la necessità di riflettere sulla propria identità. Infatti è solo partendo da un'identità forte che è possibile il confronto. E' difficile per l'islam confrontato con una realtà nuova e è difficile per l'Europa che ha rinnegato le sue radici cristiane.

Segnalazioni bibliografiche di Bernard Lewis trovabili in rete su
http://www.ita-bol.com/bol/main.jsp?act ... tbolmainit

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altri articoli

Messaggioda roby noris » gio set 30, 2004 3:46 pm

Vi segnalo il primo di una serie di sei articoli di Alain Besançon da "Il Foglio Quotidiano" uscito il 25 settembre 2004 che ho messo sul nostro server. appena escono gli altri cercherò di aggiornare: http://caritas-ticino.dyndns.org/forum/ ... tt2004.pdf

Altro articolo da Caritas Insieme è un'intervista con Kahlil Samir Khalil che abbiamo incontrato per la Caritas Insieme TV andata in onda in marzo 2002.
Ecco il file di questo incontro televisivo da scaricare per rivederlo su PC (o Mac):
http://caritas-ticino.dyndns.org/video/ ... 78xWEB.zip

Samir Khalil Samir, Gesuita egiziano, docente alla "Saint Joseph University" di Beirut, in Libano e uno dei massimi conoscitori del mondo musulmano e dei rapporti tra Islam e Occidente. Padre Samir parla della sua esperienza personale di prete cattolico che vive ogni giorno, sulla sua pelle, il confronto tra civiltà occidentale e mondo Islamico

link art rivista: http://www.caritas-ticino.ch/riviste/el ... nesimo.htm

Sabato 9 e dom. 10 Caritas Insieme TV ha trattato il tema incontro/scontro con l'Islam. Ospite in studio Fulvio Pezzati (art. del messaggio precedente). Contiene anche uno stralcio dell'intervista citata con Samir Khalil Samir.
Ecco il link con la pagina di presentazione e poi col video della trasmissione:
http://www.caritas-ticino.ch/Emissioni%20TV/500/512.htm
http://caritas-ticino.dyndns.org/video/ ... 12xWEB.zip
Ultima modifica di roby noris il ven apr 07, 2006 10:35 am, modificato 1 volta in totale.

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Messaggioda roby noris » ven ott 01, 2004 6:42 pm

Ed ecco altre tre puntate della serie di sei articoli di Alain Besançon

2a puntata http://caritas-ticino.dyndns.org/forum/ ... tt2004.pdf

3a puntata http://caritas-ticino.dyndns.org/forum/ ... tt2004.pdf

4a puntata http://caritas-ticino.dyndns.org/forum/ ... tt2004.pdf

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segnalazioni libri

Messaggioda roby noris » gio ott 07, 2004 4:20 am

i libri di Bernard Lewis in versione francese si trovano su Amazon Francia dove fra l'altro costano meno di quelli italiani ma attenzione alle spese postali di Amazon che sono sempre altissime http://www.amazon.fr/exec/obidos/search ... 66-4521025
E sempre chez Amazon/Fr
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Anche l'ultima segnalazione mi arriva da Fulvio Pezzati che è ospite di Caritas Insieme TV sabato 9 ottobre scaricabile da http://www.caritas-ticino.ch/Emissioni%20TV/500/512.htm

Dante Balbo
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Messaggioda Dante Balbo » lun nov 22, 2004 10:15 am

di Carlo Silvano, Cristiani e mussulmani. Costruire il dialogo partendo dai fatti di Borgo Venezia a Treviso.
Edizioni del Noce, prezzo 8 euro, si può acquistare anche presso www.ibs.it, dove si possono trovare anche altre notizie sull'autore e commenti al libro.

Lo spunto, un contrasto fra il comune e la diocesi a proposito di alcuni extracomunitari, ma il problema si allarga subito in questo libro, che sembra un diario di appunti, una raccolta di dati per la riflessione. Molti sono i documenti citati, da interviste a Kalil Samir noto cristiano egiziano esperto di questioni islamiche, a cardinali come Biffi e Martini, a scrittori come Socci per la documentazione sui nuovi martiri, ecc.
Per chi cuole riflettere di materiale ce ne è in abbondanza, ma l'impressione che mi ha dato in senso più generale è di essere un po' slegato, sembra la premessa per un libro, più che un libro stesso. Devo dire che a me manca l'aspetto grafico, che magari ordina meglio idee ed impressioni. La posizione dell'autore è volutamente obiettiva, senza apparenti sbilanciamenti, anche se prevalgono i segnali di allarme più che quelli di dialogo promossi nel titolo.
I mussulmani sono non facili da capire e tendono essenzialmente ad inglobare tutto ciò che è infedele, mentre i cristiani si sono persi e tendono a svendere tutto ciò che sa di identità. Interessante la denuncia di certi vescovi, che per malcompresa carità hanno ceduto le loro chiese ai mussulmani addirittura per esperienze di culto. Mentre il Cardinale di Palermo era convinto di aver fatto una buona azione cedendo una chiesa al culto mussulmano, i giornali tunisini gridavano alla vittoria dell'Islam e alla resa degli infedeli. Si tenga conto che una chiesa può essere sconsacrata, una moschea no. Inoltre qualsiasi luogo usato per il culto diventa sacro per i mussulmani.
Nel libro si affronta anche il problema della donna e della sua condizione sia nell'Islam, sia nella condizione di convertita in occidente. La conversione, o meglio l'abbandono dell'Islam è punibile fino alla morte.
anche in questo testo si trovano accenti in favore della riconquista dell'identità da parte dei cristiani.
In sostanza un libro da sfogliare, certamente non da tenere fra i dieci best sellers sul comodino.
D.G.B.

Dante Balbo
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Messaggioda Dante Balbo » sab gen 01, 2005 1:33 pm

dovrebbe essere classificato fra i libri, nel topic appropriato, ma riguarda l'argomento di questo topic e è un libro a mio avviso intelligente, e se ne trovano pochi, oggi giorno.
Si tratta di Stefano Allievi, sociologo, che ha scritto un libro dal titolo "Ragioni senza forza, forze senza ragione". Si tratta di una risposta ad un più famoso libro della Oriana Fallaci, "La forza della ragione", che leggendo questo testo risulta effettivamente la forza del pregiudizio. Stefano Allievi non è un filo islamico, né un difensore ad oltranza delle masse oppresse contro l'occidente colonizzatore, ma un critico intelligente, capace di mostrare con un linguaggio discorsivo e brillante, vivace e attento le contraddizioni di un movimento antiislamico stupido più che immotivato. e' un libro brevissimo e si legge in un lampo, per cui i commenti sono superflui, semmai sarà interessante il confronto dopo che qualcun altro lo avrà letto.
Per Roby, sarebbe interessante rintracciare il tipo, che non è così distante, visto che abita in veneto.
Buona lettura.
D.G.B.

Paola
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stiamo attenti all'islam

Messaggioda Paola » ven apr 07, 2006 9:47 am

Una cosa è certa: le problematiche legate all'islam non si possono risolvere tenendo sotto mano i libri di Oriana Fallaci. Ma è certo anche un'altra cosa: l'islam pone dei grossi problemi. Personalmente faccio fatica a credere ad un cosiddetto islam moderato. Gli accademici, come il gesuita Samir Khalil, parlano di due islam: quello della prima ora, molto spirituale e con forti messaggi di pace, e quello della seconda ora, quando Maometto prende il potere e inizia a fare il bello e il cattivo tempo parlando di rivelazioni divine fatte a suo uso e consumo (è stato l'unico musulmano ad avere il diritto di sposare più di quattro donne) e a comportarsi da brigante; secondo alcuni storici arabi, infatti, Maometto ha combattutto un trentina di guerre, compiendo uccisioni, razzie e riducendo in schiavitù gli avversari. Ma secondo altri storici, il profeta dell'islam forse è stato addirittura protagonista di una sessantina di guerre! Ciò per dire, in sintesi, due cose: tra il profeta dell'Islam e Cristo Gesù, figlio di Dio, c'è un abisso incolmabile, e, seconda cosa, che i musulmani che vengono in Occidente sbandierano l'Islam della prima ora, riempendosi la bocca di parole di pace, mentre quando vivono nei loro Paesi di origine sostengono l'Islam della cosiddetta seconda ora. Oggi l'islam costituisce un problema perché solo pochi mesi fa uno dei più auterevoli esponenti dell'Islam in Italia, Picardo, ha sostenuto che Israele non deve esistere e ha giustificato certi attentati compiuti dai kamikaze, e a dargli man forte intervengono - praticamente ogni giorno - autorità religiose del Qatar e dell'Egitto e del Libano che, nei loro discorsi, giustificano, in sostanza, l'attività dei terroristi islamici. Non dimentichiamoci della barbara uccisione di un regista olandese e che sui vignettisti della Danimarca c'è una condanna a morte.
Concludo queste miei personali riflessioni con alcuni suggerimenti bibliografici. In primo luogo i libri di Samir Khalil, come "Cento domande sull'islam" e "I cristiani venuti dall'Islam" (due libri che raccolgono delle interviste fatte a Samir Khalil dai giornalisti Paolucci e C. Eid).
In questa discussione è stato recensito un libro di Carlo Silvano che io ho letto e apprezzato (interessante il capitolo dove si parla della presunta intolleranza dell'Occidente verso i musulmani); ho anche letto un'intervista che Carlo Silvano ha fatto a p. Maurice Borrmans e inserita in un altro libro, dove Borrmans, giustamente, sostiene che i locali delle parrocchie cristiane non devono assolutamente essere concesse ai musulmani. Validi i motivi illustrati da Borrmans e che io condivido.
Scusatemi se sono stata così prolissa...
ciao a tutti!


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