Randy Paush è morto il 25.7.2008

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roby noris
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Randy Paush è morto il 25.7.2008

Messaggioda roby noris » lun lug 28, 2008 10:02 am

Sto morendo e mi sto divertendo l'aveva detto Randy Pausch nella sua "The last Lecture" (L'ultima lezione) in video su youtube e in un libro a milioni di persone che come me sono state affascinate da questo straordinario uomo qualunque.

Il 25 luglio 2008 Randy Pausch è morto.
Google.com per alcuni giorni gli ha dedicato una riga nella homepage col link al video della Last Lectur su youtube http://www.youtube.com/watch?v=ji5_MqicxSo.
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Caritas Ticino lo ha ricordato con:

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dal GdPdel 30.7.2008

Messaggioda roby noris » gio lug 31, 2008 6:29 pm

il ricordo di Randy Pausch dal GdP del 30.7.2008

PROFESSORE NEGLI USA
L’ultima lezione di Randy Pausch
di ANDREA FINESSI
Qualche giorno fa è morto Randy Pausch, un noto pioniere della realtà virtuale e professore alla Carnegie Mellon University negli Stati Uniti. Aveva 47 anni e per due anni, prima di morire, ha convissuto con un tu­more al pancreas che lo ha infine uc­ciso. Si potrebbe pensare a lui come uno fra tanti, se non fosse che la sua storia ha toccato milioni di persone in tutto il mondo. Il 18 settembre 2007, Pausch ha tenuto un incontro con i suoi studenti e amici nell’università della Pennsylvania dal tito­lo “L’Ultima lezione: realizzare veramente i so­gni della tua infanzia” in cui disse che gli man­cavano dai tre ai sei mesi di vita. Non parlò del­la sua malattia, anzi, quel giorno fece un inno alla vita che scosse l’America. «C’è un’espres­sione che io amo: “L’esperienza è quello che ot­tieni quando non ottieni quello che desideri”», diceva a chi gli stava vicino. Non ha mai parla­to di religione o di destino ultimo, il senso re­ligioso di Randy Pausch (nella foto) è stato quel­lo di una persona semplice, che ha sempre vis­suto con ironia e letizia, crescendo con il gusto di vivere a fondo l’esperienza di ogni cosa. Al­la lezione nell’Università sono seguiti altri suoi due interventi, dal titolo “Come gestire il tem­po” e “Sconfiggere la grande mietitrice”, oltre che il libro che raccoglie le sue ultime riflessio­ni, intitolato proprio “L’ultima lezione”.
«Se non vi sembro depresso o cupo come pen­sate che dovrei essere, mi dispiace deludervi», disse al suo esordio davanti ai suoi 400 udito­ri, dopo aver dichiarato la propria malattia. Quello che ha colpito della sua personalità, non è stata tanto la sua voglia di vivere e il suo en­tusiasmo nonostante l’inevitabile, ma il deside­rio di volerlo condividere. Diceva Pausch come non sia vivendo più a lungo che si batte la mor­te, ma vivendo bene e realizzandosi pienamen­te: «Trovate la passione e seguitela. Non trove­rete la passione nelle cose, né nel denaro, per­ché più cose e più denaro avete, più userete queste cose come metro per guardarvi attorno e vedere che c’è sempre qualcuno che ne ha di più. Quindi la passione deve arrivare da qual­cosa che vi alimenta dentro». Ed è proprio nel suo rapporto con le “cose” che si può intuire ciò a cui il professore americano dava realmente importanza. «Probabilmente una delle cose più importanti che i miei genitori fecero», raccon­tava Pausch, «fu lasciarmi dipingere la mia ca­mera da letto. Un giorno dissi loro che volevo dipingere qualcosa sulle pareti e loro dissero: «Ok». Così dipinsi un’astronave. Loro pensaro­no che lasciare che io esprimessi la mia creati­vità fosse più importante di avere una parete pulita. Fui davvero benedetto ad avere dei ge­nitori che la pensas­sero così: i miei geni­tori mi insegnarono l’importanza delle persone rispetto alle cose».
Con simpatia ha par­lato della sua vita, e di quanto avesse sempre vissuto di­vertendosi, in ogni cosa che faceva. Co­sì è rimasto lo stesso, anche durante la malattia, al punto che dichiarò: «Io non sono capace di non divertirmi... sto per morire e mi sto divertendo. Non perdete mai la capacità di stupirsi tipica dei bambini. È troppo importan­te. È quella a spingerci ad andare avanti, ad aiu­tare gli altri». Forse la ragione per cui tante per­sone nel mondo hanno sentito l’esigenza di clic­care su internet il video della sua lezione, è lo scandalo. Si può vivere così, come Randy Pau­sch? Come è possibile arrivare a dire tanto? È inevitabile porsi una domanda, così come è ine­vitabile non sentire un’affezione per chi sta mo­rendo e te lo dice in faccia. Se te lo dice con il sorriso, come ha fatto Randy Pausch, significa che esiste un modo di vivere anche il più dram­matico evento della vita con un altro sguardo sulla realtà. Randy Pausch non dice altro, non fa filosofia, al massimo lascia la propria espe­rienza. La sua “ultima lezione” è stata un’ere­dità che ha voluto lasciare, non tanto al mon­do – nemmeno lui si aspettava che milioni di persone gli avrebbero dato retta – ma prima di tutto ai suoi tre figli, come un padre amorevo­le che anche dal patibolo vuole insegnare loro l’ultima grande lezione sulla vita.


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