Messaggioda roby noris » gio lug 31, 2008 6:29 pm
il ricordo di Randy Pausch dal GdP del 30.7.2008
PROFESSORE NEGLI USA
L’ultima lezione di Randy Pausch
di ANDREA FINESSI
Qualche giorno fa è morto Randy Pausch, un noto pioniere della realtà virtuale e professore alla Carnegie Mellon University negli Stati Uniti. Aveva 47 anni e per due anni, prima di morire, ha convissuto con un tumore al pancreas che lo ha infine ucciso. Si potrebbe pensare a lui come uno fra tanti, se non fosse che la sua storia ha toccato milioni di persone in tutto il mondo. Il 18 settembre 2007, Pausch ha tenuto un incontro con i suoi studenti e amici nell’università della Pennsylvania dal titolo “L’Ultima lezione: realizzare veramente i sogni della tua infanzia” in cui disse che gli mancavano dai tre ai sei mesi di vita. Non parlò della sua malattia, anzi, quel giorno fece un inno alla vita che scosse l’America. «C’è un’espressione che io amo: “L’esperienza è quello che ottieni quando non ottieni quello che desideri”», diceva a chi gli stava vicino. Non ha mai parlato di religione o di destino ultimo, il senso religioso di Randy Pausch (nella foto) è stato quello di una persona semplice, che ha sempre vissuto con ironia e letizia, crescendo con il gusto di vivere a fondo l’esperienza di ogni cosa. Alla lezione nell’Università sono seguiti altri suoi due interventi, dal titolo “Come gestire il tempo” e “Sconfiggere la grande mietitrice”, oltre che il libro che raccoglie le sue ultime riflessioni, intitolato proprio “L’ultima lezione”.
«Se non vi sembro depresso o cupo come pensate che dovrei essere, mi dispiace deludervi», disse al suo esordio davanti ai suoi 400 uditori, dopo aver dichiarato la propria malattia. Quello che ha colpito della sua personalità, non è stata tanto la sua voglia di vivere e il suo entusiasmo nonostante l’inevitabile, ma il desiderio di volerlo condividere. Diceva Pausch come non sia vivendo più a lungo che si batte la morte, ma vivendo bene e realizzandosi pienamente: «Trovate la passione e seguitela. Non troverete la passione nelle cose, né nel denaro, perché più cose e più denaro avete, più userete queste cose come metro per guardarvi attorno e vedere che c’è sempre qualcuno che ne ha di più. Quindi la passione deve arrivare da qualcosa che vi alimenta dentro». Ed è proprio nel suo rapporto con le “cose” che si può intuire ciò a cui il professore americano dava realmente importanza. «Probabilmente una delle cose più importanti che i miei genitori fecero», raccontava Pausch, «fu lasciarmi dipingere la mia camera da letto. Un giorno dissi loro che volevo dipingere qualcosa sulle pareti e loro dissero: «Ok». Così dipinsi un’astronave. Loro pensarono che lasciare che io esprimessi la mia creatività fosse più importante di avere una parete pulita. Fui davvero benedetto ad avere dei genitori che la pensassero così: i miei genitori mi insegnarono l’importanza delle persone rispetto alle cose».
Con simpatia ha parlato della sua vita, e di quanto avesse sempre vissuto divertendosi, in ogni cosa che faceva. Così è rimasto lo stesso, anche durante la malattia, al punto che dichiarò: «Io non sono capace di non divertirmi... sto per morire e mi sto divertendo. Non perdete mai la capacità di stupirsi tipica dei bambini. È troppo importante. È quella a spingerci ad andare avanti, ad aiutare gli altri». Forse la ragione per cui tante persone nel mondo hanno sentito l’esigenza di cliccare su internet il video della sua lezione, è lo scandalo. Si può vivere così, come Randy Pausch? Come è possibile arrivare a dire tanto? È inevitabile porsi una domanda, così come è inevitabile non sentire un’affezione per chi sta morendo e te lo dice in faccia. Se te lo dice con il sorriso, come ha fatto Randy Pausch, significa che esiste un modo di vivere anche il più drammatico evento della vita con un altro sguardo sulla realtà. Randy Pausch non dice altro, non fa filosofia, al massimo lascia la propria esperienza. La sua “ultima lezione” è stata un’eredità che ha voluto lasciare, non tanto al mondo – nemmeno lui si aspettava che milioni di persone gli avrebbero dato retta – ma prima di tutto ai suoi tre figli, come un padre amorevole che anche dal patibolo vuole insegnare loro l’ultima grande lezione sulla vita.