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Un'idea sul Vangelo del giorno
09 marzo 2010
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18, 21-35)
(le letture evangeliche sono tratte dal sito http://www.lachiesa.it/liturgia)
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Commento
Gesù non ha paura di paragonare le relazioni fra le persone a transazioni economiche, per due ragioni. anzitutto l'economia non è una dimensione malvagia dell'essere umano, ma uno strumento, quindi, come tale, è buono o cattivo a seconda di chi lo usa. In secondo luogo, pur essendo questa una realtà che conosciamo bene, con la quale quindi abbiamo dimestichezza per capirne i meccanismi, Gesù introduce nella relazione umana il concetto di gratuità, che come ha ben detto Luca Crivelli, economista, nella rubrica "Il pensiero economico in caritas in veritate", non ha nulla a che fare con "gratis", anzi, gratuito è ciò che non si può pagare, perché il suo prezzo è incommensurabile. Allo stesso modo, il debito che noi abbiamo nei confronti del Signore, di fatto incolmabile, tanto è vero che Gesù lo paragona ad un debito di 10.000 talenti, una somma spropositata, rende insignificanti i piccoli debiti che gli altri hanno con noi. Per questo in un altro passo si dice "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.". Il perdono allora non è il generoso sforzo che facciamo per non imputare ad altri quello che meriterebbero, ma il riconoscimento della nostra comune condizione di debitori, costantemente, gravermente, meravigliosamente indebitati con un Dio che è l'unico che davvero può cancellare i debiti.