Un'idea sul Vangelo del giorno
27 ottobre 2008
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13, 10-17)
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei libera dalla tua infermità”, e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato”.
Il Signore replicò: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”.
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Commento
L'attacco cui è sottoposto Gesù non è banale, perché si riferisce addirittura al dubbbio sulla sua ascendenza divina. Infatti è Dio che ha lavorato sei giorni, per dichiarare santo il sabato. Come può un uomo che si dichiara adirittura figlio di Dio in senso stretto, derogare a questa santa legge?
E Gesù ristabilisce ordine, rimettendo l'uomo al centro, anzi, la donna, che contava ancora meno ai suoi tempi. Più importante del formalismo sabbatico, oltretutto non rispettato nemmeno dai suoi interlocutori, è infatti la sua missione, liberare dal maligno, lo spirito che impedisce all'essere umano di proclamare e vivere la propria dignità, che costringe a guardare i propri piedi, che schiaccia a terra. Proprio la terrestrità autentica di Gesù gli impedisce di dimenticare la compassione e di dichiarare che essere umano fino in fondo significa poter alzare gli occhi al cielo da dove proviene ogni benedizione, ogni risposta al nostro desiderio di infinito.