Un'idea sul Vangelo del 27 ottobre 2008
Inviato: lun ott 27, 2008 12:33 am
Un'idea sul Vangelo del giorno
27 ottobre 2008
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13, 10-17)
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei libera dalla tua infermità”, e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato”.
Il Signore replicò: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”.
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Commento
L'attacco cui è sottoposto Gesù non è banale, perché si riferisce addirittura al dubbbio sulla sua ascendenza divina. Infatti è Dio che ha lavorato sei giorni, per dichiarare santo il sabato. Come può un uomo che si dichiara adirittura figlio di Dio in senso stretto, derogare a questa santa legge?
E Gesù ristabilisce ordine, rimettendo l'uomo al centro, anzi, la donna, che contava ancora meno ai suoi tempi. Più importante del formalismo sabbatico, oltretutto non rispettato nemmeno dai suoi interlocutori, è infatti la sua missione, liberare dal maligno, lo spirito che impedisce all'essere umano di proclamare e vivere la propria dignità, che costringe a guardare i propri piedi, che schiaccia a terra. Proprio la terrestrità autentica di Gesù gli impedisce di dimenticare la compassione e di dichiarare che essere umano fino in fondo significa poter alzare gli occhi al cielo da dove proviene ogni benedizione, ogni risposta al nostro desiderio di infinito.
27 ottobre 2008
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13, 10-17)
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei libera dalla tua infermità”, e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato”.
Il Signore replicò: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”.
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Commento
L'attacco cui è sottoposto Gesù non è banale, perché si riferisce addirittura al dubbbio sulla sua ascendenza divina. Infatti è Dio che ha lavorato sei giorni, per dichiarare santo il sabato. Come può un uomo che si dichiara adirittura figlio di Dio in senso stretto, derogare a questa santa legge?
E Gesù ristabilisce ordine, rimettendo l'uomo al centro, anzi, la donna, che contava ancora meno ai suoi tempi. Più importante del formalismo sabbatico, oltretutto non rispettato nemmeno dai suoi interlocutori, è infatti la sua missione, liberare dal maligno, lo spirito che impedisce all'essere umano di proclamare e vivere la propria dignità, che costringe a guardare i propri piedi, che schiaccia a terra. Proprio la terrestrità autentica di Gesù gli impedisce di dimenticare la compassione e di dichiarare che essere umano fino in fondo significa poter alzare gli occhi al cielo da dove proviene ogni benedizione, ogni risposta al nostro desiderio di infinito.