Un'idea sul Vangelo del giorno
25 novembre 2008
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,5-11)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”.
Gli domandarono: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?”.
Rispose: “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: ‘‘Sono io’’ e: ‘‘Il tempo è prossimo’’; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine”.
Poi disse loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo”.
Comento
Nei discorsi escatologici, cioè che riguardano l'"escaton", la fine, il destino del mondo, Gesù mescola volutamente la fine di Gerusalemme, relativamente prossima, daterà del 70 D.C., la propria morte, ancora più vicina, sarà solo fra qualche giorno che verrà arrestato e crocifisso, quella del mondo intero come lo conosciamo, la cui data è nota solo al Padre dei cieli. In questo brano, ad esempio, il tempio, diviene simbolo del suo corpo e l'attesa è attesa del ritorno di Cristo glorioso, che in ogni tempo è stato annunciato da questo o quel cataclisma politico o naturale. Gesù è attento a mantenere la distanza sia dai millenaristi che ad ogni catastrofe hanno previsto la fine del mondo, ma anche da coloro che non leggono anche nella storia i segni di una vigilanza costante da mantenere per non perdere il rapporto con un destino a cui siamo chiamati tutti. In altre parole, ogni fine, fosse l'olocausto della II guerra mondiale, la caduta delle torri gemelle o la prematura scomparsa di un amico, è nello stesso tempo un evento della storia da cui non possiamo trarre previsioni certe, ma nello stesso momento un altro avvertimento che "passa la scena di questo mondo", come scrive S.Paolo nella prima lettera ai Corinti al capitolo 7, e la salvezza, la venuta del Signore è più vicina ora di quando diventammo credenti.