Un'idea sul Vangelo del giorno
26 gennaio 2009 (santi Tito e Timoteo, memoria)
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 22, 24-30 )
In quel tempo, sorse una discussione tra i discepoli: chi di loro poteva esser considerato il più grande. Gesù allora disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele”.
Commento
Dopo la festa della Conversione di San Paolo, la Chiesa ci invita a celebrare il ricordo di due suoi discepoli, destinatari di tre lettere dell'apostolo. Il vangelo è l'occasione per chiarire il rapporto fra posto nella Chiesa terrena e celeste e il servizio, criterio di grandezza. Gesù è il modello, colui che serve, pur avendo diritto a stare a capotavola. E' il servizio come scelta, come logica di beneficio per sé, a conferire il diritto di giudizio sulla realtà, addirittura sulla storia. Perché le ideologie falliscono? Perché sono un giudizio senza diritto, cioè una teoria della storia, senza esperienza, senza uno sguardo reale dal basso. Gesù è giudice dei vivi e dei morti, perché ha attraversato la vita e la morte, con questo atteggiamento di servizio, di dono di sé, di accoglienza della condizione umana fino in fondo.
Essere suoi discepoli, significa dunque assomigliargli, accogliere in noi stessi la medesima logica, per ottenere un effettivo vantaggio in termini di libertà di giudizio.