Un'idea sul vangelo del 12 marzo 2009

Liturgia delle ore da scaricare in mp3 + un pensiero sul vangelo del giorno a cura di Dante Balbo, diacono, psicologo e psicoterapeuta, operatore di Caritas Ticino e coautore della rubrica televisiva "Il vangelo in casa" della trasmissione Caritas Insieme

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Un'idea sul vangelo del 12 marzo 2009

Messaggioda Dante Balbo » gio mar 12, 2009 8:21 am

Un'idea sul Vangelo del giorno
12 marzo 2009

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16, 19-31 )

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: “C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento.
Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi”.


Commento

Una parabola quella che racconta oggi Gesù, ricca di spunti, costruita sulla letteratura sapienziale, sulla contrapposizione fra giusti ed empi, fra coloro che pongono la loro fiducia in risorse che non li soddisferanno e coloro che confidano nel Signore, come del resto è sottolineato anche dalla prima lettura tratta dal profeta geremia. qui non si tratta però solo di un problema di giusta punizione, perché altrimenti verrebbe il sospetto che Dio faccia pagare caro il paradiso come se avesse fame di sofferenza, ma di sapienza appunto. lazzaro il mendicante, se pure oltraggiato dalla vita, ha la consapevolezza e la pazienza dei poveri, che sanno che questo è un breve passaggio, mentre il ricco è convinto di poterselo comprare il cielo. I tormenti del ricco sono soprattutto un grande fuoco e una grandissima arsura, la stessa che ha provato Lazzaro in vita, attendendo il giorno del Signore, solo che questa resterà insoddisfatta in eterno, l'altra è colmata della delizia della presenza dell'amore che placa ogni sete. La parabola viene poi dibattuta e Gesù non perde l'occasione per fare un riferimento personale, quando sottolinea che se non si accoglie questa sapienza, cioè la comprensione che in noi c'è una sete che nessuna fonte qui potrà soddisfare, anche se uno tornasse dai morti, non gli crederemmo.
D.G.B.

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