- Invitatorio: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_11/01_invitatorio.mp3
- Ufficio delle letture: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_11/02_ufficioletture.mp3
- Lodi: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_11/03_lodi.mp3
- Ora media: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_11/04_oramedia.mp3
- Vespri: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_11/05_vespri.mp3
- Compieta: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_11/06_compieta.mp3
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Un'idea sul Vangelo del giorno
11 giugno 2009 (san barnaba, memoria)
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10, 7-13)
in quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi”.
Commento
Nella memoria di San barnaba, generoso annunciatore del Vangelo, compagno di Paolo di Tarso per qualche tempo nella sua missione apostolica, il Vangelo riporta le istruzioni di Gesù agli apostoli, quando erano impegnati ad annunciare la parola del Regno, andando di villaggio in villaggio. Fra le molte indicazioni, due ne scegliamo: la sobrietà, nella scelta dei vestiti e dei bagagli, associata ad una grande generosità nel donare quanto si è ricevuto.
Gesù non comanda la rinuncia assoluta, anche se esempi come quello di san Francesco ci dicono che questa rinuncia significa profezia di un regno in cui non avremo bisogno di nulla, ma raccomanda di avere con sé l'essenziale e ricorda alle comunità il dovere di mantenere chi lavora in mezzo a loro per la diffusione del Vangelo. Agli annunciatori, invece, richiama la necessità di annunciare il Vangelo in modo carismatico, cioè non come dottrina teologica o filosofica, ma come esperienza vissuta, accompagnata dai segni e dai prodigi che sempre si affiancano alla predicazione autentica. Non si tratta qui dei miracoli come li intendiamo solitamente, esempi eclatanti e straordinari della potenza di Dio, anche se non è compito degli evangelisti limitare l'azione dello spirito Santo, ma dei prodigi che trasformano i cuori, cambiano le comunità, riconciliano i nemici, costruiscono legami di comunione e di pace.