- Invitatorio: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_13/01_invitatorio.mp3
- Ufficio delle letture: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_13/02_ufficioletture.mp3
- Lodi: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_13/03_lodi.mp3
- Ora media: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_13/04_oramedia.mp3
- Vespri: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_13/05_vespri.mp3
- Compieta: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_06_13/06_compieta.mp3
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Un'idea sul Vangelo del giorno
13 giugno 2009 (sant'Antonio da padova, memoria)
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 33-37 )
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.
Commento
continua Gesù ad addestrare i suoi discepoli, suggerendo loro attitudini pratiche per muoversi nel mondo con caratteristiche di lealtà nei confronti anche di se stessi. Non giurare, che alcuni interpretano alla lettera, come l'impossibilità di fare giuramenti chiamando a testimone il cielo o la terra, significa qui in realtà avere la consapevolezza dei propri limiti, dell'estrema serietà delle parole e della necessità di usarle con parsimonia, senza eccessi, con chiarezza. Si dirà allora sì se è sì, no se è no, senza necessariamente mettere in campo altro che non ci compete. questo Gesù sottolinea, soprattutto perché il rischio è di avere un alibi, la possibilità di nasconderci dietro un dito. Infatti anche se giurassimo per Dio stesso, che significa se non che tentiamo di manipolare la divinità per i nostri scopi?
In questo senso giustamente Gesù classifica questo atteggiamento come diabolico, perché è la solita pretesa del maligno di controllare ciò che non ha il potere di neppure coinvolgere.