- Invitatorio: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_09_09/01_invitatorio.mp3
- Ufficio delle letture: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_09_09/02_ufficioletture.mp3
- Lodi: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_09_09/03_lodi.mp3
- Ora media: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_09_09/04_oramedia.mp3
- Vespri: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_09_09/05_vespri.mp3
- Compieta: http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_09_09/06_compieta.mp3
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Un'idea sul Vangelo del giorno
09 settembre 2009
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6, 20-26 )
(le letture evangeliche sono tratte dal sito http://www.lachiesa.it/liturgia)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Commento
guai a noi, se interpretassimo questo testo fuori dal suo contesto. Gesù sta parlando ai discepoli, non a tutti, perché la povertà biblica non è la miseria, così come Gesù non intende denigrare la gioia in favore della tristezza e del pianto, ma si riferisce a questioni riguardanti il Regno di Dio. La chiave infatti è come per il Vangelo di Matteo, che nel capitolo quinto contiene l'altra versione delle cosiddette beatitudini, il versetto riferito alla relazione fra il potere e i profeti. In questo senso Luca sottolinea con una scelta di letteratura di contrapposizione fra beatitudini e guai, la dimensione profetica delle parole di Gesù, riportando questo testo nella grande tradizione scritturale, in cui spesso si contrappongono i giusti e gli empi. Senza nulla togliere al valore della povertà come segno distintivo del Regno, soprattutto come distacco dalle cose, capacità di avere uno sguardo che vada oltre la necessità di becchettare qualche chicco di grano in cortile, o, per dirla con un linguaggio più moderno, avendo uno sguardo al bene comune e non al bene totale, al profitto immediato che anche economicamente alla lunga non paga, la prospettiva di questo brano evangelico è da collocare entro il contesto delle persecuzioni che la prima comunità e sempre la chiesa ha subito per il suo instancabile accanimento sulla testimonianza coraggiosa e sulla proclamazione della verità che è Cristo e questi crocifisso. siamo quindi lontani da una esaltazione della soferenza tout court, allo stesso modo in cui la tentazione del padre nostro, non ha nulla a che fare con i cosiddetti peccati della carne, ma è relativa all'apostasia, in caso di persecuzione.