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LITURGIA DELLE ORE mp3 e Vangelo del 16 settembre 2009

Inviato: mar set 15, 2009 7:30 am
da Dante Balbo
LITURGIA DELLE ORE da ascoltare mp3:

versione del giorno completa file .zip http://88.198.43.34/2/cati/liturgiaore/2009/09_09_16/lit_09_09_16.zip


Un'idea sul Vangelo del giorno
16 settembre 2009 (santi Cornelio e Cipriano, memoria)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7, 31-35 )
(le letture evangeliche sono tratte dal sito http://www.lachiesa.it/liturgia)


In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».


Commento
Nulla di nuoovo sotto il sole, direbbe il libro dell'Ecclesiaste, un antico scritto sapienziale inserito nel canone della Sacra Scrittura. Gesù lo dice con parole semplici e adattandolo al suo tempo, ma Benedetto XVI lo ha ripetuto oggi, parlando del relativismo culturale, per cui non esisterebbe nessuna verità, ma solo una verità soggettiva. In realtà questa affermazione comporta un dsprezzo profondo per il mondo e gli uomini, una incapacità di vedere al di là delle forme la sostanza di una fede autentica, di un incontro reale con il Divino. Chiunque si stacchi dalla convenzione, dalla mediocrità indifferente è segnato a dito, come eccessivo nella migliore delle ipotesi, in malafede altrimenti. Il risultato è un mondo in cui ognuno è per sé, purché non si distingua, pian piano indifferente a ogni cosa, come quei bambini che non sanno giocare a nessun gioco, perché non riescono ad investire con la fantasia le situazioni di finzione. Il risultato del relativismo non è una maggiore libertà di pensiero, ma un appiattimento della capacità di partecipazione, un indebolimento della sensibilità, in fin dei conti, della proprietà relazionale che rende umano il convivere e vivibile una realtà sociale. Per questo Gesù riconduce alla sapienza l'accoglienza della realtà.