Omelia di don Willy a due anni dalla morte di Carlo

Il pellegrinaggio a Lourdes con Carlo Doveri sabato 8 novembre
roby noris
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Omelia di don Willy a due anni dalla morte di Carlo

Messaggioda roby noris » dom feb 06, 2011 9:49 pm

Omelia di don Willy Volonté
21 gennaio 2011 Breganzona


Due anni fa Carlo Doveri lasciava questa vita terrena per quella che non ha fine.

Ci troviamo in questa Chiesa a distanza di due anni per pregare e affidare al Signore il nostro caro Carlo. L’abbiamo fatto allora con un dolore grande nel cuore; lo facciamo ora, nuovamente, anche se il dolore è più attutito, perché abbiamo con il tempo imparato ad averlo tra noi in una diversa modalità, con la nuova Associazione che sta iniziando la sua avventura educativa.

La liturgia della S.Messa di questa sera ci insegna che Dio ha stabilito un rapporto nuovo con l’Uomo; un rapporto che non è più regolato da trattati scritti sulla pietra, ma porta una firma scritta nell’intelligenza e nel cuore, quindi nell’interiorità della persona: «Io -dice Dio- porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori e così Io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo».

Non c’è atto di affezione autentico, nessun atto di carità senza questo aggancio con il cuore nuovo, un cuore fatto di carne e non di pietra, che ci induce a prendere sul serio la fatica, il dolore, la solitudine degli altri; a farci carico dell’esistenza terrena perché essa sia più umana.
Carlo aveva questo cuore per gli altri: paziente, e proprio per questo creativo, sempre in ricerca di qualcosa che potesse corrispondere al bisogno che trovava intorno a sé.
Chi incontra Cristo produce una novità, quella vera che lascia il segno nella persona, non solamente una cosa diversa che mobilita solo apparentemente. «Tutti mi conosceranno -afferma la lettera agli Ebrei appena ascoltata- dal più piccolo al più grande».

La pagina del Vangelo, proclamata qualche istante fa, ci dice che il destino dei primi discepoli di Gesù è semplice e chiaro. «Il Signore li chiamò ad uno ad uno perché stessero con Lui». Stare con Lui; permanere assiduamente nelle opere che inventiamo e che facciamo per Lui.
La dimora in cui ci ha chiamati per stare con Lui è dentro la vita di ogni giorno. La nostra dimora è la vita, il banale quotidiano, quello che ci impegna ogni giorno nel lavoro, nello stare con i figli, nell’educarli, e per me nel formare i futuri preti che possano ricordarvi questa meta. Se le realtà che produciamo non sono segnate dalla Sua Presenza hanno inevitabilmente il fiato corto, non incidono perché non toccano il destino ultimo delle persone.
È bello leggere dietro quei Dodici nomi dei primi apostoli del Signore una storia, una decisione, l’abbandono di gente amata, persino vi scorgiamo tradimenti poi perdonati e alla fine pensare che ciascuno di loro restò con Gesù; durò in una esistenza di obbedienza libera e di amore rinnovato e intenso. Che tenerezza in Gesù, neppure oscurata dall’amicizia tradita di Pietro: «Mi ami tu più di costoro?». E Pietro consapevole di aver rinnegato il suo Signore: «Tu sai tutto, Tu sai che io ti amo!».
In fondo ogni opera che inizia come la fondazione della comunità cristiana, oppure di una Associazione di amici che vuole creare qualcosa di bello c’è sempre un atto di amore per Cristo attraverso il cuore di una persona che in qualche modo ce l’ha testimoniato.
Ricordiamo così il nostro amico Carlo, che difficilmente sarà tolto al nostro sguardo.


Don Willy Volonté

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