alle 14:30 accompagniamo Carlo nel suo ultimo viaggio. L'ho ricordato così a pag 3 del GdP di oggi venerdì 23 gennaio 2009 col titolo:
Carlo Doveri, una vivacità intellettuale messa al servizio dei più deboli
Trent’anni fa Carlo mi aiutava a disegnare sfondi bucolici per una serie di fiabe per la televisione in cui Elia di tre anni diventava minuscolo e parlava con gli insetti. E poi abbiamo fatto mille altre cose assieme fino all’altro ieri. Decenni di colonie integrate per vivere assieme la speranza in un mondo dove le persone potessero essere definite da quel che sono veramente e non dal loro handicap. E Daniela, una bambina down a cui tutti, nel nostro giro, abbiamo voluto bene, lui e Benedetta l’hanno accolta e tirata grande a casa loro. Una lezione concretissima di accoglienza senza condizioni anche quando da fuori la normale reazione era “ma come fanno!” Senza sentimentalismi e senza eroismi ma con la tranquillità di chi, anche se va controcorrente, non si scompone perché è consapevole di fare la cosa giusta. Abbiamo anche lavorato assieme in Caritas Ticino ed è stato il banco di prova per la traduzione di un pensiero sociale che dall’età giovanile diventava adulto, noi crescevamo verso sfide sempre più grandi, e lui maturava una coscienza e una genialità nel guardare alla realtà sociale secondo quelle linee che l’amico vescovo Eugenio aveva lasciato a Caritas Ticino. Carlo ha contribuito in modo indimenticabile all’evoluzione di questa organizzazione socio caritativa diocesana, aiutandoci a riformulare il metodo di intervento del nostro servizio sociale. L’incontro con lo psicanalista Giacomo Contri fondatore di Studium Cartello è stata probabilmente la svolta decisiva nel suo rigore nell’analisi della realtà, affascinato dalla genialità di quell’ambito di pensiero psicanalitico riusciva ad affascinare anche me che sono piuttosto digiuno di quella disciplina, perché riusciva a condividere lo stupore e l’innamoramento per una idea nuova. Ci ritrovavamo in perfetta sintonia su moltissimi fronti dove il nemico era il pensiero debole, la mediocrità vincente, i buoni sentimenti snaturati e annacquati in un sentimentalismo appiccicoso: Carlo talvolta poteva sembrare cinico ma era invece semplicemente di una lucidità straordinaria senza concessioni. Una vivacità intellettuale che mi ha sempre colpito e persino divertito. Con Carlo abbiamo riso molto, sia perché era capace di umorismo sagace sia perché aveva una mimica che gli permetteva una sorta di comicità provocatoria quasi naturale. Aveva tenuto una lezione a un incontro di formazione dell’equipe di Caritas Ticino qualche anno fa, e mi aveva gratificato di un riferimento esplicito a una sorta di mia paternità nei suoi confronti, sicuramente favorita dai miei dieci anni in più: ma con l’aggravarsi della sua malattia credo che le carte in tavola si siano rimescolate ed è diventato lui la figura paterna da guardare con affetto e ammirazione per la testimonianza di serenità e di speranza nella sofferenza. L’8 di novembre scorso siamo andati in cento a Lourdes con Carlo: lo voglio ricordare così, con i suoi famigliari e i suoi amici, in un pellegrinaggio eccezionale dove volti, gesti e colori sono fissati in un audiovisivo online http://88.198.43.34/varie/concarloalourdes.wmv accompagnato al piano da un grande Petrucciani che ha condiviso con Carlo il percorso umano della sofferenza e della speranza.