Il ricordo di Carlo a Caritas Insieme TV e rivista

Il pellegrinaggio a Lourdes con Carlo Doveri sabato 8 novembre
roby noris
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Il ricordo di Carlo a Caritas Insieme TV e rivista

Messaggioda roby noris » ven gen 30, 2009 9:49 pm

Caritas Insieme ricorda Carlo con un servizio televisivo di 12 min online e in onda su teleTicino in versione ridotta per motivi di programmazione il 31 gennaio. Con i contributi di Mimi Lepori e don Willy Volonté.

Sommario della trasmissione http://www.caritas-ticino.ch/Emissioni%20TV/700/737.htm

RICORDANDO CARLO video per PC http://88.198.43.34/cati/emissioni/2009 ... ocarlo.wmv

RICORDANDO CARLO video per MAC http://88.198.43.34/cati/emissioni/2009 ... ocarlo.mov

roby noris
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rivista n. 1 2009

Messaggioda roby noris » mar apr 21, 2009 12:32 pm

la rivista Caritas Insieme n1 2009 di Pasqua è dedicata a Carlo con l'editoriale, diversi articoli, l'omelia ai funerali, il ricordo del vescovo e alcuni suoi scritti

http://www.caritas-ticino.ch/riviste/el ... online.htm

Immagine

l'editoriale
46°01’13.46” Nord , 8°57’39.38” Est; Area 107

di Roby Noris

Latitudine Nord 46°01’13.46”, longitudine Est 8°57’39.38” sono le coordinate di un angolo di terra dove riposa il mio amico Carlo. Area 107 dietro al muro a destra, primo della fila. Il suo percorso umano dopo cinquant’anni si è concluso lì. Se ci vado con Google Earth, in qualche secondo con due click di mouse partendo dalla vista del nostro pianeta nello spazio e poi volando sempre più in giù, in questa velocissima discesa virtuale verso una puntina gialla che ho memorizzato sulla mappa, mi sembra quasi normale e nell’ordine delle cose che lui sia lì perché siamo tutti piccoli punti nel cosmo e nella storia di cui scriviamo al massimo qualche parola per poi passare il testimone ad altri. Ma se vado davanti a quella tomba a piedi le dimensioni sono diverse, è difficile capacitarsi che quello sia davvero il suo capolinea terreno. Forse siamo fabbricati male, con una fortissima tensione verso il bello, uno struggente anelito d’infinito, una capacità straordinaria di pensarci amati come unici e irrepetibili, ma con una totale incapacità ad accettare la finitezza.
Carlo Doveri era amico di Caritas Ticino. Lo ricordiamo su questa rivista perché ha dato un contributo molto importante alla realizzazione di quel pensiero sociale che abbiamo cercato di elaborare nel concreto delle nostre attività, partendo da un’indicazione geniale del Vescovo Eugenio Corecco, che aveva lasciato a Caritas Ticino per il 50esimo nel 1992 un monito preciso al termine di una relazione indimenticabile: “La carità non ha come misura il bisogno dell’altro, ma la ricchezza e l’amore di Dio. È, infatti, limitante guardare all’uomo e valutarlo a partire dal suo bisogno, poiché l’uomo è di più del suo bisogno e l’amore di Cristo è più grande del nostro bisogno.” Una visione religiosa dell’impegno sociale con conseguenze rivoluzionarie anche sul piano di una lettura laica della lotta alla povertà: un rifiuto della cultura della penuria e del piagnisteo, ma valorizzazione delle risorse che ci sono, considerando chi ha bisogno come una persona a pieno titolo che non è definita dal suo stato, dalla sua povertà o dal suo andicap, ma dal suo valore profondo e inalienabile che gli dà piena dignità. Significa considerare tutti come potenzialmente “guaribili” dai propri guai credendoci davvero, evitando quindi di cascare nella trappola dell’assistenzialismo e del pauperismo dilagante. Carlo credeva fermamente in tutto questo e ha lottato strenuamente perché questa lucidità di pensiero potesse affermarsi, controcorrente. Lo ha fatto lavorando per anni con noi come operatore sociale e poi negli ultimi 17, da direttore dell’Istituto Vanoni, come membro della nostra redazione e dell’organo direttivo. In tutte le prese di posizione sociopolitiche o etico morali che Caritas Ticino ha potuto elaborare in questi anni, c’era il suo zampino perché non si accontentava mai e nei nostri incontri continuava sul registro della provocazione a chiedere che si andasse sempre più a fondo rendendo ragione delle intuizioni avute. Sono molto grato a Carlo per questa sua capacità intelligente di scavare nel significato delle cose per poterle capire meglio.
Molti hanno espresso gratitudine e affetto a Carlo accompagnandolo nel suo ultimo pezzo di strada. Il pellegrinaggio a Lourdes l’8 novembre con un centinaio di famigliari e amici su due aerei mentre altrettanti pregavano per lui a Claro; l’invasione silenziosa dell’ospedale per diversi giorni durante l’agonia finché un pomeriggio un’infermiera facendosi largo fra di noi che occupavamo interamente il corridoio sorridendo aveva dichiarato in modo deciso “Carlo è contento che siete qui ma adesso andate tutti in sala d’aspetto”; il rosario intorno alla salma per due sere con la casa e il giardino straripante di persone fino alla strada, vento e freddo pungente, un’atmosfera surreale; e la folla che stipava la cattedrale di Lugano al funerale, gente in piedi dappertutto, e diversi amici che avevano fatto centinaia di chilometri per esserci.
Abbiamo memorizzato immagini, fotografato nella mente atmosfere di serenità e grande dignità nei giorni dell’agonia di Carlo, volti e gesti che scandivano il countdown, l’ultima preghiera e l’unzione degli infermi intorno al letto, l’abbraccio della sua famiglia, gli SMS di sua moglie e di sua figlia, alla mattina presto, per dirci come aveva passato la notte fino all’ultimo messaggio “è venuto il momento del silenzio”.
“Ho sete, dammi da bere” è stato il nostro ultimo scambio verbale due giorni prima che morisse e l’immagine che ho associato a questa semplice richiesta quasi banale, il nostro commiato, è la parete della cappella di Madre Teresa a Calcutta dove accanto al crocifisso c’è una grande scritta in inglese “I THIRST” “ho sete”.


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