Stupri in Sud Sudan: fatti a cui non poter attribuire un nome

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marco fantoni
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Stupri in Sud Sudan: fatti a cui non poter attribuire un nome

Messaggioda marco fantoni » lun mar 14, 2016 10:49 pm

È una notizia che mi ha colpito quella divulgata in Svizzera venerdì 11 marzo 2016 dall’Agenzia ATS e ripresa da diversi media dove secondo una denuncia pubblicata in un comunicato dell’ONU a Ginevra "Fonti attendibili indicano che gruppi alleati al Governo (del Sudan del Sud) sono autorizzati a stuprare donne in sostituzione dei salari".
È un gesto che non trova in me una definizione, un modo per descriverla. Si potrebbe dire che è aberrante, disumana, animalesca; mi sembra che quanto denunciato dall’ONU vada oltre tutto questo, appunto, un fatto a cui non poter attribuire nemmeno un nome.
Quanto sta accadendo nel paese africano e sicuramente anche in altri luoghi del nostro pianeta (magari senza il benestare governativo, ma poco importa) è una di quelle situazioni da brividi lungo la schiena che probabilmente nei TG passa come una delle tante notizie negative che quotidianamente assorbiamo, forse senza dar loro il peso dovuto. Ma, sia che diamo o non diamo a questa notizia, a questa conoscenza di fatti che oltrepassano i confini della nostra nazione, la giusta dignità, non riusciremo ad influire su un mondo che vogliamo che cambi.
Davanti a notizie come queste ci sentiamo disarmati, siamo confrontati ad episodi gravissimi che ci superano, che vanno oltre l’immaginario e che colpiscono nel più intimo dell’essere umano la sua dignità.
Ci troviamo davanti ad “uomini-animali” che “pensano” e purtroppo agiscono di conseguenza andando a far violenza a donne, a esseri umani che non hanno alcuna possibilità di difendersi, che subiranno traumi gravissimi nella loro vita e che soprattutto sono state colpite nel più intimo della loro sacralità.
La sacralità della vita umana, l’essere umano che non esiste ma che diventa, sempre più, un qualcosa da poter gestire a proprio piacimento, ad uso e consumo del potere, alla faccia di qualsiasi trattato sui diritti umani o all’uso della ragione.
Certo, nelle guerre, nelle lotte di potere, nel mantenimento di situazioni economiche per nulla etiche e rispettose del creato c’è chi pensa che tutto sia dovuto, tutto sia possibile; c’è chi pensa che in alcuni paesi questa è la cultura e non la si sradica da un giorno all’altro o peggio ancora che la cultura di un altro paese va rispettata. Qui stiamo parlando di altro: né di cultura, né di etica: stiamo parlando della sacralità della vita umana, il dono più grande che l’intera umanità abbia ricevuto ed è per questa sacralità che il mondo intero deve pensare e lottare. Alla vita umana possiamo dare il nome, ai fatti descritti no.
MF

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