Bene! Prendo atto, ringrazio e saluto segnalando comunque l'indirizzo che apre questo articolo, dal mio punto di vista molto illuminante sul rapporto Libertà e Grazia:
Si tratta di una conferenza del Patriarca di Venezia, card. Angelo Scola: è un punto di vista cattolico sul rapporto grazia-libertà. Il titolo è:
LIBERTA', GRAZIA, DESTINO
http://books.google.it/books?id=40-pWig ... no&f=false
L'articolo "Dio, Darwin e la paura dei cattolici" apparso sull'ultima rivista di Caritas Insieme - marzo 2006 -, in cui si prospetta in qualche modo una fede adulta - svincolata dalla religione - si ricollega sorprendentemente alla visione del giovane teologo luterano (ucciso in un campo di concentramento nel '45) Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), il quale già negli anni '40 nello sforzo di accettare l'autonomia umana - la sua "maggiore età", cioè il retaggio della cultura moderna dall'illuminismo in poi - si chiedeva "...chi è Cristo per noi, abitatori di un mondo che ha imparato a fare a meno dell'ipotesi Dio, poiché è finalmente diventato adulto?"
http://www.santiebeati.it/dettaglio/93261
Se è chiaro che il primato va alla fede, è anche vero che da un punto di vista cattolico religione ("religione vera" secondo la definizione di Benedetto XVI - nell'articolo già presentato nel topic sul relativismo - "Nel Cristianesimo la razionalità diventa religione") e fede sono sempre insieme.
La posizione cattolica vede una continuità sia pur indiretta fra Dio da una parte, e l'uomo e il mondo dall'altra (analogia entis). Ne deriva che, poiché i concetti che designano la realtà umana si possono riferire sia pure in modo parziale alla realtà divina, il discorso razionale su Dio è da ritenersi corretto in quanto analogico.
Nello specifico:
"Il teologo protestante Karl Barth (1886-1968) - maestro di Bonhoeffer - ha operato una distinzione nel cristianesimo tra religione e fede. Ha avuto torto a voler separare del tutto queste due realtà, considerando positivamente la fede e negativamente la religione. La fede senza la religione è irreale, essa implica la religione, e la fede cristiana deve, per sua natura, vivere come religione.
Ma ha avuto ragione ad affermare che anche fra i cristiani la religione può corrompersi e trasformarsi in superstizione, ad affermare cioè, che la religione concreta, in cui la fede viene vissuta, deve essere continuamente purificata a partire dalla verità che si manifesta nella fede e che, d'altra parte, nel dialogo fa nuovamente riconoscere il proprio mistero e la propria infinitezza."
(J. Ratzinger, il dialogo delle religioni e il rapporto tra ebrei e cristiani in: Chiesa, Israele e le religioni del mondo, edizioni San Paolo, 2000; pgg. 72-73)
Anche:
Un altro testo, che approfondisce la relazione "religione-fede" anche dal punto di vista storico, è il seguente (prende come riferimento alcuni scritti di Romano Guardini e Eugen Biser): UNA FEDE NUDA di Silvano Zucal (no.1993/05)
http://archivio.il-margine.it/archivio/1993/c5.htm
Vale la pena di leggere anche:
LA RELIGIONE TRA MODERNO E POST-MODERNO (a cura di Vittorio Possenti) 2002: Intervista al card. Ratzinger
http://www.ratzinger.us/modules.php?nam ... le&sid=226