Dibattito annoso in corso

Dove dovrebbe essere posto il limite del diritto d'autore, il copyright, e dove dovrebbe cominciare il libero accesso alla proprietà intellettuale come bene comune?
roby noris
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Dibattito annoso in corso

Messaggioda roby noris » mar dic 14, 2004 11:06 am

Sulla questione diritti d'autore, il dibattito è complicato dal sovrapporsi degli interessi economici giganteschi in gioco sulle questioni di fondo e di principio.
Tanto per iniziare questo forum su cui Dante Balbo, che ha molto da dire, mi ha sollecitato, esprimo sinteticamente il mio pensiero.
Credo che la proprietà intellettuale non dovrebbe soggiacere a monopoli ma essere una ricchezza messa a disposizione di tutti gli esseri umani oggi più che mai raggiungibili in rete. Ciò che dovrebbe essere protetto e retribuito è un lavoro svolto per elaborare e mettere a disposizione su supporti intelleggibili le idee. Complicato ma forse non impossibile se non ci fossero grossi businness da parte di chi non ha avuto nessuna "buona idea" ma utilizza chi pensa come la gallina dalle uova d'oro.
Bisognerebbe poter pagare un prezzo adeguato al lavoro del creatore e di chi ha elaborato i supporti e non un prezzo che non ha nessun rapporto con questo "lavoro".
Vale per tutte le forme di creazione artistica e non.
Le danze sono aperte

Dante Balbo
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Messaggioda Dante Balbo » mar dic 14, 2004 3:41 pm

ognun0o tira l'acqua al suo mulino, che oltretutto è una legge interessante e sana, quella del profitto. Doverosa premessa ad un argomento che riguarda in realtà ben più degli interessi di un cieco o di qualche milione di ciechi nel mondo, ovviamente interessati alla liberazione della proprietà intellettuale e letteraria dalle grinfie delle case editrici, a causa del fatto che i libri oggi sono scritti in versione informatica prima di essere trasferiti su supporto cartaceo e quindi siamo legittimamente arrabbiati e ci sentiamo insultati nella nostra intelligenza quando siamo costretti a passare allo scanner e ritrasformare in un file di testo un libro che come file di testo era nato. Il problema dicevo però è ben più vasto, perché sono le case editrici che decidono quello che sarà letto e quello che sarà cestinato, che impongono prezzi assurdi a testi culturali, che non danno accesso ai formati elettronici dei testi, quando potrebbero benissimo allegare al libro cartaceo la sua versione informatica su cd. Per introdurre l'argomento seguitemi nei messaggi successivi. vi presento tre diversi contributi:
D.G.B.

Dante Balbo
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Messaggioda Dante Balbo » mar dic 14, 2004 3:45 pm

uno scandalo silenzioso.
esiste una fondazione, che distribuisce gratuitamente testi informatici per i ciechi, previa iscrizione, mettendo a disposizione i libri o quant'altro non sia più coperto da copyright cioè dopo credo cinquantanni dalla morte dell'autore. Se andate sul sito www.liberliber.it e nella biblioteca cercate d'annunzio, vi ritrovate con questo messaggio.
Su richiesta della
Mondadori
link esterno
e della fondazione "Il Vittoriale degli Italiani" ci vediamo costretti a interrompere la pubblicazione di diverse opere di Gabriele D'Annunzio.

Liber Liber ha pubblicato le opere di D'Annunzio nel pieno rispetto della legge, ma non possiamo sostenere un contenzioso legale con la ricca Mondadori,
anche se certamente lo vinceremmo, perché non abbiamo fondi a sufficienza per assumere un avvocato[
nota]
e attendere i molti anni necessari a una sentenza.

È due volte ingiusto: perché le richieste degli avvocati della Mondadori e della fondazione "Il Vittoriale degli Italiani" impoveriscono il patrimonio culturale
liberamente e legittimamente disponibile su Internet, e perché la lentezza e i costi della giustizia italiana creano una iniqua disparità fra chi, a torto
o a ragione, ha i mezzi per sostenere una causa, e chi no.

Il tutto avviene in un contesto inquietante, con le multinazionali che fanno pressioni sui legislatori per deformare sempre di più le leggi sul diritto
d'autore. Ne sono riprova alcuni provvedimenti recenti:
Elenco di 2 elementi
• l'estensione a 70 anni del copyright
ovvero il numero di anni in cui il proprietario di un diritto - tipicamente una multinazionale - può arrogare a sé lo sfruttamento esclusivo di un'opera,
nonostante il decesso dell'autore. Soffocando così la libera concorrenza e tenendo alto il prezzo della cultura. Da osservsare che negli Stati Uniti le
multinazionali nel 2003 sono riuscite a estendere ulteriormente la durata del copyright, portandola a 95 anni dopo la morte dell'autore. E ora stanno provando
a fare lo stesso in Europa;
• l'imposizione di una tassa su ogni tipo di supporto informatico
nel 2003 il Governo italiano ha varato un provvedimento che tassa hard disk, CDROM, floppy, DVD, ecc. allo scopo di "risarcire" le multinazionali dai pirati
musicali, come se ogni proprietario di un hard disk o di un floppy fosse un criminale che deve risarcire un danno.
fine elenco

Si deve porre un argine a tutto questo, e puoi contribuire anche tu semplicemente informando i tuoi conoscenti. Denunciare queste manovre (che non hanno
eco sulla stampa e nelle TV, di proprietà delle stesse multinazionali che vogliono queste leggi inique) è infatti il primo passo. Per saperne di più leggi
lo speciale "
Copyright: sempre peggio".

Nota: se sei un avvocato, lavori a Roma e hai voglia di darci una mano così da consentirci di ripristinare più rapidamente i testi di D'Annunzio e vincere
una prima piccola ma importante battaglia, scrivici (
info@liberliber.it)
! Ahinoi, non potremo pagarti prima della sentenza nella quale vedremo riconosciuto il nostro diritto e potremo farci rimborsare per i danni subiti, ma
i capolavori di D'Annunzio non meritano uno sforzo straordinario?

Ogni commento è superfluo.
D.G.B.

Dante Balbo
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Messaggioda Dante Balbo » mar dic 14, 2004 3:51 pm

un'idea intelligente, quindi rara.
qui di seguito un buon compromesso, fra necessità di profitto economico e intellettuale.
Methexis
2

Methexis
Collana di studi e testi
Dipartimento di Scienze della Politica
Università degli Studi di Pisa
Comitato Scientifico
Roberto Gatti, Roberto Giannetti, Giuliano Marini, Michele
Nicoletti, Claudio Palazzolo, Gianluigi Palombella, Maria Chiara
Pievatolo, Armando Rigobello, Salvatore Veca, Danilo Zolo
Methexis, nel linguaggio platonico, designa il rapporto di
partecipazione fra le idee e gli oggetti cui esse si applicano.
Anche lo scopo del progetto Methexis è la partecipazione delle
idee, non tanto in senso metafisico, quanto in senso politicoculturale.
Le idee possono vivere solo se sono lasciate libere, così
da poter essere liberamente condivise, discusse e propagate. La
vita della scienza, come non può essere soggetta a censura
politica, così non deve essere sottoposta a recinzioni derivanti
dall’estensione della proprietà privata al mondo dello spirito. Le
nuove tecnologie rendono possibile mettere in atto la distinzione
fra il libro come oggetto fisico, di proprietà privata, e le idee di
cui si fa veicolo, che devono essere liberamente partecipate. In
questo spirito, i libri Methexis sono commercializzati, nella loro
versione cartacea, secondo le restrizioni abituali, ma, nella loro
versione digitale, sono distribuiti in rete e possono venir
riprodotti per ogni uso personale e non commerciale.

Maria Chiara Pievatolo
I padroni del discorso
Platone e la libertà della conoscenza

PIEVATOLO, Maria Chiara
I padroni del discorso : Platone e la libertà della conoscenza / Maria
Chiara Pievatolo
Pisa : Edizioni PLUS, [2003]
276 p.; 25 cm. – (Methexis; 2)
ISBN 88-8492-063-9
I. Pievatolo, Maria Chiara
1. filosofia politica
Il presente lavoro si inserisce nell’ambito della ricerca di rilevante interesse
nazionale “Democrazia, libertà e comunicazione in una prospettiva
sovranazionale” e beneficia, per la pubblicazione, di un contributo a carico
dei fondi di ricerca 40% concessi al Dipartimento di Scienze della politica
dell’Università di Pisa.
Methexis - collana diretta da Maria Chiara Pievatolo
Questo volume fa parte delle iniziative editoriali del progetto Methexis ed
è disponibile anche on-line, in formato pdf, al seguente indirizzo:
http://bfp.sp.unipi.it/ebooks/
© 2003 Maria Chiara Pievatolo / Edizioni PLUS
Dipartimento di Scienze della Politica
Università di Pisa
via Serafini, 3 – 56100 PISA
tel. +39 050 2212 412 fax +39 050 2212 400
E-mail: bfp@sp.unipi.it
Progetto grafico e copertina di Angelo Marocco per conto di Methexis

Il libro della Maria chiara Pievatolo, ammesso che a qualcuno interessi, non credo sia di facilissima letura, possiamo metterlo a disposizione sul server, visto che è publico: http://caritas-ticino.dyndns.org/forum/ ... scorso.htm
D.G.B.

Dante Balbo
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Messaggioda Dante Balbo » mar dic 14, 2004 3:59 pm

La discussione è aperta.
Un altro contributo viene da un partecipante ad una lista di ciechi che si scambiano libri scansiti.
qui trovate il link per leggere la prefazione ad un libro che uscirà nel 2005 sulla questione della libertà e della democrazia intellettuale.
volevo darvi direttamente il testo ma ho avuto qualche problema con la conersione da html. vi copio allora il messaggio di cui sopra, dove trovate il link per il testo.
Cari amici, vi propongo la lettura della prefazione ad un lavoro che mi
sembra valga la pena di leggere
si tratta del libro dal titolo: "Cultura libera" (come i grandi media usano
la tecnologia e la legge per bloccare la cultura e controllare
lacreativita'). di Lawrence Lessig, non ancora in libreria.
Chi ha interesse a leggerlo si prenoti.
Per la prefazione, invece:
chiedere al sottoscritto oppure
http://www.apogeonline.com/webzine/2004 ... 0412141001
Michele
D.G.B.

Dante Balbo
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Messaggioda Dante Balbo » sab dic 18, 2004 12:21 am

Ciao ragazzi,
da ieri sera alle 23 circa, anche in Italia sono disponibili le Creative
Commons, licenze per il rilascio di opere dell'ingegno, come le chiamano
oggi, da parte degli autori che desiderano mettere in comune, legalmente e
gratuitamente, il loro lavoro.
Chi volesse dare un'occhiata ai sei livelli di licenza, può guardare qui:
www.creativecommons.org
Ua bella iniziativa, nata negli USA nel dicembre 2001, che si sta
diffondento ed è ormai presente in 20 Paesi.
Un'altra voce nel fermento che si muove intorno alla produzione intellettuale.
esiste poi un'altro sito su cui si possono avere libri in formato elettronico, da comperare, anche se le editrici sono piccole case, evidentemente. WWW.liber.it.
ciao
D.G.B.

candeloj
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Messaggioda candeloj » lun dic 20, 2004 1:31 pm

Vero, il dibattito sul copyright è una questione di grande complessità e le cui implicazioni sono molto più estese e opache di quanto non possa apparire a prima vista.

Penso sia però innanzitutto necessaria una breve premessa o precisazione, relativa alla natura della proprietà intellettuale a cui si è fatto riferimento in precedenza: quella dei prodotti culturali (in cui includiamo a tutti gli effetti quelli di intrattenimento). Questi, a differenza dei prodotti e dei lavori materiali, grazie all’avvento e alla diffusione del digitale, diventano – quasi per definizione – prodotti riproducibili e diffondibili virtualmente ad infinitum, caratteristica tipica dei beni immateriali.

Quello che rappresenta però il punto di forza dei prodotti culturali ne costituisce anche il punto critico: essi nascono come beni scarsi (in quanto frutti – a prescindere dalla loro qualità intrinseca, rari – di una o più menti) con la naturale vocazione ad essere fruiti da un pubblico il più ampio possibile. Una spinta che per quanto naturale viene però sottomessa e incanalata dall’industria entro cui il più delle volte questi prodotti hanno origine. La conseguenza è che questi beni scarsi, che grazie alla riproducibilità tecnica per principio potrebbero non essere più tali, vengono riportati al loro stato naturale di beni scarsi dall’industria culturale stessa (non si definirebbe come industria, altrimenti).

Ma la forza dei beni culturali in termini di impatto e arricchimento sociale sta proprio nella loro ”indisciplinatezza”, nel loro potersi propagare in maniera selvaggia e incontrollata. Cosa che può avvenire – irrealisticamente (e giustamente, dal momento che gli stessi creatori devono essere messi in condizione di proseguire nella propria attività) – solo in presenza della disponibilità a costo zero degli stessi. O quando offerti al pubblico ad un prezzo percepito equo e in presenza di infrastrutture adatte al loro propagarsi (la rete), come nel caso di iTunes per i brani musicali. Con l’auspicio che il suo principio possa declinarsi in maniera ben più democratica anche a tutte le altre forme di prodotti e consumi culturali così da soddisfare le esigenze di fruitori e ideatori, eliminando la ragion d’essere della ferocia di mediatori, gestori e controllori (esemplare quella dell’industria cinematografica di Hollywood, al qual proposito allego un breve testo divulgativo sulle politiche di lotta alla pirateria
http://caritas-ticino.dyndns.org/forum/ ... ateria.pdf ).


Jean-Pierre Candeloro

roby noris
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Messaggioda roby noris » lun dic 20, 2004 9:40 pm

candeloj ha scritto:Quello che rappresenta però il punto di forza dei prodotti culturali ne costituisce anche il punto critico: essi nascono come beni scarsi (in quanto frutti ... rari ...) con la naturale vocazione ad essere fruiti da un pubblico il più ampio possibile.
...vengono riportati al loro stato naturale di beni scarsi dall’industria culturale stessa...
Ma la forza dei beni culturali in termini di impatto e arricchimento sociale sta proprio nella loro ”indisciplinatezza”, nel loro potersi propagare in maniera selvaggia e incontrollata. Cosa che può avvenire ... solo in presenza della disponibilità a costo zero degli stessi. O quando offerti al pubblico ad un prezzo percepito equo e in presenza di infrastrutture adatte al loro propagarsi (la rete), ...


Esistono modelli che propongono l'applicazione di questa visione sull'utilizzo dei beni immateriali? Ci sono ipotesi plausibili magari già simulate sperimentalmente da qualche parte?
E se la lotta apparentemente senza quartiere che le majors (e il businness produtivo) stanno portando avanti fosse il canto del cigno di un sistema di controllo anacronistico che si sgonfierà con la diffusione e la demoratizzazione delle tecnologie di riproduzione, con l'aumento della velocità delle linee e l'abbassamento dei prezzi ecc. non si possono immaginare nuovi scenari completamente reimpostati anche nelle modalità di controllo da parte dell'industria culturale? (Se poi un miliardo di cinesi impara bene come sta già facendo a riprodurre tutto, DVD a 6$ ecc. vedremo dove andrà a finire la lotta alla pirateria) Visto che è difficile immaginare che il businness molli davvero l'osso si può almeno sognare che una maggior capacità critica del pubblico lo costringa ad aumentare il livello qualitativo e a privilegiare la maggior diffusione a costi più bassi. Per intenderci un esempio: mi vanno bene gli MP3 di cose interessanti ma che non comprerei comunque mentre quello che veramente mi interessa lo voglio in qualità CD che gli MP3 a 128 non possono avere, ma ovviamente non posso permettermi tutto ciò che l'ECM (una casa discografica che non sbaglia un colpo) produce e che comprerei a scatola chiusa se costasse 10/15Fr invece del doppio. Insomma non potendo probabilmente sovvertire la logica industriale si potrebbe immaginare di ottenere molto di più in qualità a costi inferiori? Credo che il pubblico possa determinare i meccanismi della produzione e della diffusione dei beni immateriali. Non è mai stato così nella storia dal punto di vista della potenzialità ma forse non è mai stato così difficile esercitare questa possibilità di controllo sui produttori. La TV insegna: basta che il pubblico guardi meno un programma perché questo venga soppresso in tempi brevissimi, ma essere capaci di non guardare più i talkshow demenziali che imperversano tutti uguali da Palermo a Oslo facendoli così scomparire è un esercizio impossibile per la maggior parte dei telespettatori mondiali.


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