Messaggioda Dante Balbo » sab gen 01, 2005 2:09 pm
Antonia Arslan La masseria delle allodole Rizzoli 2004.
quando la poesia e la tragedia si incontrano, in un passato che filtrato dal tempo diventa mitico eppure sapido del ferro dolciastro del sangue nella bocca, quando lo sguardo di una donna riscorre sulle sue radici ritrovandole in una storia senza gloria eppure con l'eroismo della vita aggrappata alla vita, allora nasce un romanzo come la masseria delle allodole, che ci riporta in un periodo tragico della storia dell'anatolia, intorno alla prima guerra mondiale, acanto a un popolo, gli armeni, la cui tragedia sarà conosciuta solo molti anni più tardi. Ma qui non è l'interesse storico o revisionistico ad animare l'autrice ma la sua vicenda personale, uno spunto autobiografico per trasformare in arte ciò che altrimenti potrebbe essere banale o banalizzato meglio perché storia di famiglia raccontata da un nonno che i nipoti ormai considerano rincitrullito.
Leggete il prologo e vi innamorerete di questa scritrice, scoprendo che la medesima poesia scorre lungo tutto il romanzo, anche se affogata nella tristezza degli orrori che racconta. Non c'è astio né condanna, ma dolore profondo e distante insieme, lutto che diventa nostalgia che fa resuscitare l'odore della polvere del deserto, gli eroismi semplici e coraggiosi di donne e uomini che hanno sperato oltre la decenza.
La masseria delle allodole, non è un libro, è un diario, scovato in un baule, un album di vecchie foto, crude e dolci, spietate e tenere, senza malizia o livore, sfogliato con lucidità appassionata, che diventa inevitabilmente poesia.
D.G.B.