LITURGIA DELLE ORE mp3 e Vangelo del 05.01.10

Liturgia delle ore da scaricare in mp3 + un pensiero sul vangelo del giorno a cura di Dante Balbo, diacono, psicologo e psicoterapeuta, operatore di Caritas Ticino e coautore della rubrica televisiva "Il vangelo in casa" della trasmissione Caritas Insieme

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Dante Balbo
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LITURGIA DELLE ORE mp3 e Vangelo del 05.01.10

Messaggioda Dante Balbo » ven feb 05, 2010 4:07 pm

LITURGIA DELLE ORE da ascoltare mp3:

versione del giorno completa file .zip http://cativideo.dyndns.org/cati/liturgiaore/2010/10_02_05/lit_10_02_05.zip


Un'idea sul Vangelo del giorno
05 febbraio 2010 (sant'Agata, martire, memoria)

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6, 7-13 )
(le letture evangeliche sono tratte dal sito http://www.lachiesa.it/liturgia)


In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.


Commento
Gesù diventa famoso e si comincia a congetturare sulla sua persona, non per ingenuità, perché si poteva venire a sapere in fretta chi fosse, ma perché comunque le cose che faceva e quelle che diceva erano assolutamente fuori dagli schemi abituali, anche dei profeti e dei maestri che percorrevano le strade della palestina. L'evangelista approfitta di questo evento per raccontare del martirio di Giovanni battista, l'ultimo autentico profeta. Ciò che colpisce in questo racconto è la banalità, la superficialità, l'assoluta ineroicità che caratterizzò la fine del battista, morto per il capriccio di una donna e la lussuria suscitata da una ragazzina. Forse noi siamo influenzati dall'agiografia che vede sempre i martiri come maestosi eroi impavidi davanti alle fiere nei circhi, ma spesso la vita dei santi che l'hanno donata per Gesù è vittima dell'ordinaria follia. Una chiesa qui in Ticino è stata intestata a San Giovanni battista e San Massimiliano Kolbe e le loro morti si assomigliano, anche se a quasi 2000 anni di distanza. Anche il sacerdote polacco morì per prendere il posto di un padre di famiglia che sarebbe stato ucciso dalla barbarie nazzista e finì la sua vita in una oscura cella, cantando le lodi di Dio, finché la forza glielo consentì. Non sfidò i suoi aguzzini, non proclamò a gran voce il Vangelo, chiamando a sé la corte angelica, ma restò in silenzio, come il suo Signore, come una pecora muta, condotta al macello. È in questa ordinaria bestialità che splendono i quotidiani fiori di coloro che hanno detto sì ad una chiamata, che hanno riconosciuto nella quotidiana fatica anche il segno di un amore più grande.
D.G.B.

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