- Invitatorio: http://cativideo.dyndns.org/cati/liturgiaore/2010/10_02_10/01_invitatorio.mp3
- Ufficio delle letture: http://cativideo.dyndns.org/cati/liturgiaore/2010/10_02_10/02_ufficioletture.mp3
- Lodi: http://cativideo.dyndns.org/cati/liturgiaore/2010/10_02_10/03_lodi.mp3
- Ora media: http://cativideo.dyndns.org/cati/liturgiaore/2010/10_02_10/04_oramedia.mp3
- Vespri: http://cativideo.dyndns.org/cati/liturgiaore/2010/10_02_10/05_vespri.mp3
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Un'idea sul Vangelo del giorno
10 febbraio 2010 (santa Scolastica, memoria)
Dal Vangelo secondo marco (Mc 7, 14-23 )
(le letture evangeliche sono tratte dal sito http://www.lachiesa.it/liturgia)
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Commento
Gesù sviluppa il discorso iniziato ieri sulla purezza e impurità legale, sgombrando definitivamente il campo da possibili equivoci riguardo alla impurità di certe cose o certe altre. questo dice di fatto due cose importanti: la prima riguarda il mondo creato e la sua essenziale bontà, la seconda permette a Benedetto XVI di chiarire nella sua enciclica che non è possibile immaginare la soluzione dei problemi economici attuali senza far riferimento ad un quadro etico e ad una visione antropologica, perché non si tratta di meccanismi automatici esterni all'uomo, ma il risultato di scelte precise, che hanno a che fare con la sua concezione di se stesso e del mondo.