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Un'idea sul Vangelo del giorno
13 febbraio 2010
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8, 1-13 )
(le letture evangeliche sono tratte dal sito http://www.lachiesa.it/liturgia)
In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
Commento
questo brano evangelico precede di poco la professione di fede di Pietro, che finalmente affermerà che Gesù è il Messia atteso. Per ora si limita ad una azione profetica, moltiplicando l'esperienza di Eliseo, che aveva dato da mangiare ad un centinaio di persone. Molti potrebbero venir meno per la stanchezza se non avranno qualcosa da mangiare, dice Gesù, ma nella parabola del pane che anticipa l'eucaristia, questa affermazione è ancora più pregnante, ricordando a noi come la comunione al suo corpo viene anche chiamata viatico, cioè pane per la via, per il cammino. la comprensione di questo evento tra l'altro ricorda il "pan di via", il pane elfico che accompagna l'impresa dei viaggiatori nel "sigonre degli anelli", una metafora eucaristica, perché il mondo degli elfi è il mondo degli immortali e il pan di via è il pane prodotto da loro, capace di portare ovunque un pezzetto di questa immortalità, la serenità delle foreste elfiche. Allo stesso modo il pane di Gesù, il pane che è Gesù, porta nella nostra vita, nella fragilità della condizione umana, una speranza e una promessa, una concreta comunione con l'immortalità del Cristo Risorto. Bisogna ricordare che il corpo di Cristo, quello che si manifesta nelle specie eucaristiche, non è il corpo morto, la carne del peccato, soggetta alla caducità, ma la sua carne risorta, rinnovata dalla sua immortalità. Per questo l'eucaristia viene anche chiamata "farmaco di immortalità".